Vai al contenuto

Cacciare : l'attività predatrice dei pesci diretta ad altre specie più piccole o agli insetti.

Caimano : grossa larva molto dura utilizzata come esca per la pesca alla trota, soprattutto in laghetto.

Camola del miele : della farina, del granturco, del larice: larve di diversi insetti utilizzate come esca.

Camola : imitazione artificiale di insetto allo stadio larvale.

Camolera : tecnica di pesca che consiste nel far radere il fondo ad una fila di diverse esche artificiali denominate camole. Questa tecnica, molto diffusa in passato, e' oggi vietata nell'Ossola per salvaguardare i temoli facilmente catturabili con la camolera.

Canna fissa : canna da pesca senza mulinello.

Carassio : (carassius vulgaris)pesce della famiglia dei ciprinidi, ordine dei cipriniformi. È poco commestibile. La riproduzione avviene in periodo primaverile. È tipico pesce d'acquario.

Carnivoro : pesce che si nutre di organismi animali.

Carpa : (cyprinus carpio) pesce appartenente alla famiglia dei ciprinidi, ordine dei cipriniformi. Si riproduce da maggio a metà luglio. Vi sono due tipi di carpa
la carpa

Carpione : (salmo carpio) pesce appartenente alla famiglia dei salmonidi, ordine dei clupeiformi. Ha caratteristiche simili alla trota e si trova solo nel lago di Garda.

Cartilaginei : si dicono quei pesci aventi corpo più elastico e meno duro di quelli ossei.

Caster : crisalide del bigattino.

Catadromo : pesce che nasce nel mare, vive nelle acque dolci e ritorna al mare per la riproduzione. L 'anguilla ne è un esempio.

Caudale : si dice della pinna, impari, collocata sulla coda del pesce.

Cavedano : (leuciscus cephalus cabeda) pesce appartenente alla famiglia dei ciprinidi, ordine dei cipriniformi. Lo si trova un po' ovunque ed è famoso per il suo appetito insaziabile, che lo porta a cibarsi di qualsiasi organismo commestibile. A ragione è denominato "lo spazzino delle acque dolci". Si presta magnificamente alla pesca con l'insetto finto.

Caviale : specialità culinaria che viene preparata con le uova di storione.

Chalk stream : termine usato dai pescatori a mosca per indicare un coro d'acqua con acque piatte, normalmente sorgive e vegetazione sommersa.

Chironomi : insetti facenti parte dell'ordine dei ditteri. Simile a zanzara la larva del chironomo si presta ad essere impiegata come esca.

Ciclostomi : classe di pesci la cui caratteristica principale è di avere una bocca circolare, a ventosa. Un esempio di pesce che vive nelle acque 'dolci è rappresentato dalla lampreda.

Cimino : estremità della canna da pesca.

Ciprinidi : famiglia alla quale appartiene la maggior parte dei pesci d'acqua dolce.

Clorofilla : sostanza che conferisce alle piante una colorazione verdastra. Viene sintetizzata dai vegetali grazie alla luce solare.

Cobite : (cobitis taenia) pesce appartenente alla famiglia dei cobiti, ordine dei cipriniformi. È di piccole dimensioni e viene in genere usato dai pescatori come esca, per adescare grosse specie ittiche predatrici. Si riproduce da aprile a giugno.

Coccinella : specie di coleottero, molto usato per la pesca delle trote e dei cavedani.

Coda : pinna caudale. Parte terminale del pesce. La coda può essere eterocerca quando ha lobi disuguali, omocerca quando ha lobi uguali.

Coda di topo : speciale lenza usata dai pescatori a mosca per lasciare un'esca priva di peso (insetto finto).

Coleotteri : insetti, alcuni dei quali si prestano ad essere impiegati per la pesca a mosca.

Coming short : termine inglese con cui si indica l'azione della trota che sale in superficie per avventarsi sull'insetto.

Cordoncino : intreccio di filo di seta adoperato come lenza.

Coregone : (coregonus lavaratus) pesce appartenente alla famiglia dei salmonidi, ordine dei clupeiformi. È tipica specie di lago. Si riproduce da dicembre a gennaio.

Correntina : stretta lama a superficie increspata con buona corrente e, solitamente, profondita' modesta.

Corpo : si riferisce alla parte più grossa della lenza, destinata a rimanere a galla.

Crisalide : uno degli stadi della metamorfosi dell'insetto.

Cucchiaino ondulante : artificiale metallico adescante grazie al suo movimento ondulatorio.

Cucchiaino rotante : artificiale metallico adescante grazie ad una paletta che gira attorno all'asse del cucchiaino.

Curvatura : tratto in cui l'amo s'incurva.

Overhead cast : termine inglese che sta ad indicare l'azione che il pescatore compie quando lancia la coda di topo verso l'alto.

Roll-cast : termine inglese che indica l'azione di lancio con la coda di topo e l'uso della mosca finta. Lancio rotolante.

Wind cast : termine inglese con cui si indica un tipico lancio con la coda di topo, effettuato in condizioni di vento contrario.

Bacino : lago, specchio d'acqua di piccole o grandi dimensioni.

Backing : termine inglese che sta ad indicare il segmento di lenza supplementare che collega la coda di topo al mulinello.

Barbara : canna fissa con filo interno e piccolo mulinello a bobina rotante.

Barbe : peli sottili e morbidi. Si usano per la costruzione di mosche artificiali e vengono estratte dalle piume di uccelli.

Barbo : (barbus barbus) pesce appartenente alla famiglia dei ciprinidi, ordine dei cipriniformi. Presenta due cirri sul muso e lo troviamo in quasi tutte le acque fluviali e lacuali italiane. La riproduzione del barbo avviene nei mesi di maggio, giugno e luglio. Ne esistono due specie il barbo comune ed il barbo canino.

Bigattino o cagnotto : larva di mosca carnaria. é l'esca piu' utilizzata nelle acque dolci. Non e' permessa ovunque. é sempre vietata nelle acque da trota.

Bilanciamento : prova che viene fatta posando la canna da pesca sull'indice per provarne l'equilibrio. Il punto esatto è tra la fine dell'impugnatura e l'inizio della canna.

Bobina : tamburo di mulinello per pesca a lancio.

Bollare : l'azione che fa il pesce quando prende un insetto in superficie. La bollata si manifesta con una serie di cerchi concentrici, ben visibili in acqua. Fanno capire al pescatore che in quel punto vi sono trote o temoli in attività.

Bolognese : canna ad anelli utilizzata soprattutto per la pesca con il galleggiante.

Bombarda : speciale galleggiante piombato utilizzato soprattutto nella pesca a striscio in laghetto.

Bottatrice : (lota lota) pesce appartenente alla famiglia dei gadidi, ordine dei gadiformi. È di abitudini notturne e si riproduce da dicembre a febbraio.

Branchie : organi che servono per la respirazione dei pesci.

Branco : raggruppamento di pesci che si muovono in acqua alla ricerca di cibo.

Bruco : larva d'insetto.

Buca : tratto di fiume dove il letto si allarga, la corrente si attenua e la profondita' aumenta.

Buldo o bulbo : speciale galleggiante trasparente zavorrato riempiendolo d'acqua che si utilizza per la pesca a striscio in superficie e per quella con la moschera.

Petite bete : termine francese che indica la "mosca di maggio" o larva della grande effimera. L'imitazione è largamente usata per la pesca a mosca.

A monte : il verso contrario al flusso di un corso d'acqua. Effettuare un lancio a monte significa lanciare l'esca in senso contrario alla corrente.

A valle : direzione del flusso di corrente. Pescare a valle vuol dire lanciare l'esca nella direzione della corrente.

Abboccare : prendere con decisione in bocca l'esca.

Abbordabile : che si lascia avvicinare. Si riferisce al pesce che non teme la vicinanza del pescatore.

Accessorio : nella pesca, il termine è riferito agli aggeggi che servono a completare l'attrezzatura di base, in altre parole la canna.

Acipenseridi : famiglia degli storioni.

Acqua : Elemento naturale in cui vivono, si alimentano e si sviluppano i pesci ed altri organismi facenti parte del regno animale e vegetale. È indispensabile alla vita biologica degli esseri che in essa vivono. È fonte di vita e condizione di molteplici attività umane e quindi anche della pesca. Le acque si distinguono in dolci, salate, salmastre, stagnanti, di lago, sorgive, di cava. Dal punto di vista giuridico, possono essere pubbliche, private e promiscue. Si dicono pure, potabili, torbide, inquinate.

Acqua di lago : quelle di lago sono considerate superiori a tutte le altre per la loro qualità. In condizioni ideali, posseggono ottimo sapore, non contengono germi patogeni, hanno una componente di mineralizzazione, sono pure.

Acquacoltura : Alla lettera vuol dire coltivazione delle acque. Si tratta di un processo che sta sviluppandosi, specie in questi ultimi anni, mirante a migliorare lo stato delle acque e a renderle più pescose e produttive.

Acque dolci : tutte quelle acque ferme o correnti di un determinato territorio. Sono le sorgenti, i torrenti, i ruscelli, i laghi, le cave, i fiumi, i canali, le rogge e gli stagni.

Acque private : sono tutte quelle che non hanno alcuna attinenza con le pubbliche. Oggi come oggi, a parte qualche eccezione, quando si parla di acque private, di solito ci si riferisce ai laghetti -ex cave- che fanno parte di una tenuta padronale.

Acque pubbliche : secondo il vecchio Testo Unico sulle normative che riguardano le acque e gli impianti elettrici "sono pubbliche tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali, anche se artificialmente estratte dal sottosuolo, sistemate o incrementate per la loro portata o per l'ampiezza del rispettivo bacino imbrifero, in relazione al sistema idrografico al quale appartengono, che abbiano od acquistino attitudini di pubblico generale interesse", in altre parole, tutte quelle acque che vengono utilizzate per un servizio che interessa la collettività.

Acque salate : quelle del mare.

Acque salmastre : quelle situate in prossimità delle foci dei fiumi.

Acque sorgive : quelle che scaturiscono direttamente da una vena di roccia. Sono generatrici dei corsi d'acqua.

Acque stagnanti : ferme, di palude.

Adescare : l'azione che fa il pescatore quando lusinga il pesce per mezzo dell'esca.

Adiposa : si dice della pinna priva di raggi che certi pesci posseggono. Si tratta di una escrescenza carnosa situata in prossimità della coda. Tutti i salmonidi la posseggono.

Affluente : di corso d'acqua che sbocca in un altro corpo idrico.

Agganciare : ferrare, atto con il quale il pescatore prende all'amo il pesce. Allamare, inamare.

Agone : (alosa fallax lacustris) pesce appartenente alla famiglia dei clupeidi, ordine dei clupeiformi. Si riproduce tra giugno e luglio. Lo troviamo nei laghi di Corno, d'Iseo, di Garda, Maggiore e di Lugano.

Alborella : (alburnus albidus) pesce appartenente alla famiglia dei ciprinidi, ordine dei cipriniformi. È presente in quasi tutte le acque correnti e nei bacini lacustri. La riproduzione avviene tra maggio e luglio.

Ali : delle mosche finte. Il termine inglese è wings.

Alieutico : di pesca, piscatorio, dell'arte della pesca.

Alveo : letto di un corso d'acqua.

Amo : strumento che serve a prendere i pesci. Può avere forme diverse. La sua origine è antichissima. Si sono trovate tracce di ami addirittura nei reperti preistorici ami, costruiti dagli uomini preistorici in legno, pietra, ricavati da artigli di volatili ed in un secondo tempo costruiti in metallo.

Anadromo : termine col quale si indica la natura di certi pesci, che dal mare si immettono nelle acque dolci per riprodursi. Ne è un esempio lo storione.

Ancoretta : amo doppio o triplo.

Anguilla : (anguilla anguilla) pesce appartenente alla famiglia degli anguillidi e all'ordine degli apodi. Si tratta di un pesce resistentissimo di forma serpentina. Fa parte dei pesci catadromi, cioè che per la riproduzione abbandonano le acque dolci e vanno in mare. I piccoli nati effettuano un lunghissimo viaggio, che dal Mar dei Sargassi, luogo dove si pensa che vivano, giunge fino alle nostre acque. Per la loro livrea argentea, le anguilline che si immettono nei corsi d'acqua vengono dette "argentine".

Anguillicoltura : stabilimento in cui si allevano anguille. Anticipare azione di recupero dell'esca lanciata oltre la distanza desiderata.

Aracnidi : classe di insetti molto differenti fra loro, che però hanno tutti quattro paia di zampe per muoversi.

Ardiglione : piccola sporgenza sotto la punta dell'amo che serve a garantire una presa migliore nella bocca del pesce.

Argine : rialzo o terrapieno naturale o artificiale che serve per non fare straripare un corso d'acqua dal suo alveo.

Armare : dicesi di un amo quando viene innescato. Porre l'esca all'amo.

Artificiale : termine con cui si indica un'esca finta, l'imitazione di un insetto, costruita artigianalmente.

Aspirare : modo di assumere il cibo di certi pesci, come ad esempio i ciprinidi, che riescono ad aspirarlo anche a distanza.

Asta : parte rettilinea di un fiume.

Aterina : (atherina mochon) pesciolino facente parte della famiglia degli atherinidi, ordine dei perciformi. Vive nei laghi.

Avannotto : pesciolino che è nato da poco.

Flora acquatica : insieme di organismi vegetali che nascono e si sviluppano in acqua. Possono essere in sospensione, sommersi od emergenti.

Giro d'acqua : gorgo, mulinello che si forma in acqua, dove si incontrano due correnti contrarie. Tale mulinello convoglia verso il fondo organismi di varia natura, per lo più commestibili per i pesci. Dove esistono tali giri d'acqua di solito sono appostati i pesci aspettando il cibo.

Mezz'acqua : termine usato dai pescatori per indicare il tipo di pesca che si effettua mantenendo l'esca nello strato d'acqua che è a metà tra il fondo e la superficie.

Senso dell'acqua : termine d'origine piscatoria e marinaresca, che vuole significare la capacità di un individuo di percepire le caratteristiche di un punto d'acqua e valutarne le condizioni nel suo complesso, compresa naturalmente la pescosità.

Vegetazione acquatica : l'insieme delle erbe che crescono sott'acqua o lungo le sponde di laghi e fiumi.

Evitare i pescatori: ancor prima di cercare i pesci, preoccupatevi di scansare i pescatori. La compagnia è una bella cosa in occasione di gite turistiche o di passeggiate al mare, ma sul torrente è decisamente da evitare. Prima di iniziare a pescare controllate di non avere vicino altri pescatori in un raggio di almeno 50 metri, il minimo indispensabile per una mattinata di pesca sul torrente. La cosa cambia se si desidera pescare in compagnia di un pescatore con il quale esiste già un buon affiatamento; in questo caso è sufficiente organizzarsi e coordinare le manovre di pesca per divertirsi insieme.

Mimetismo: cercare di essere i più mimetici possibili significa per prima cosa, evitare di indossare vestiti dai colori sgargianti, molto accattivanti da un punto di vista estetico ma altrettanto ben visibili dalle trote. In realtà la cosa essenziale è quella di avvicinarsi all’acqua cercando la copertura visiva che i massi lungo la riva del torrente possono offrire; evitare nel modo più assoluto di camminare in posizione eretta , agitando la canna e facendo volteggiare decine di metri di coda di topo. Mantenersi bassi è sufficiente per avvicinare qualsiasi trota, tenendo presente che tanto più la trota è in superficie, tanto più ristretto è il suo campo visivo: ad esempio, nel caso di una trota posizionata a mezzo metro di profondità, un pescatore che mantenga una posizione inginocchiata, può essere certo di non essere visto fino a 6-7 metri di distanza. Nel caso specifico della pesca in fine-buca, condizione nella quale le trote sono praticamente in superficie, generalmente è possibile portarsi addirittura a distanza di 2-3 metri dalla trota senza che questa possa allarmarsi; naturalmente per far questo è necessario tenere il busto bassissimo e possibilmente mantenere una posizione seduta su massi appena affioranti dall’acqua.

Gli spostamenti: se non farsi vedere da una trota può essere relativamente facile, veramente difficile è non farsi sentire: questa è la componente più importante del mimetismo e dell’avvicinamento alla trota. Nel camminare sul fondo sassoso della riva di un torrente si producono rumori che si trasmettono nell’acqua e che i pesci sono abituati ad interpretare come segnali di pericolo. E’ sufficiente smuovere inavvertitamente una pietra con un piede per vedere immediatamente, nel bel mezzo di una schiusa, tutte le trote di una buca smettere di bollare.
Quindi nello spostarsi sulla riva cercare, nei limiti del possibile, di non camminare pesantemente; è importante cercare di poggiare i piedi su sassi di grosse dimensioni e quindi di maggiore stabilità; evitare di camminare su piccole pietre che inevitabilmente producono rumore sotto il peso del corpo ed ancora di più, evitare di calpestare la ghiaia fine o rami secchi. Questi suggerimenti possono, da soli, fare la differenza in termini di pescato alla fine della giornata di pesca.

Non entrare in acqua: questa è un’altra regola fondamentale nel corretto avvicinamento al pesce. Evitare nel modo più assoluto di entrare con i piedi in acqua. Camminate con la massima discrezione sempre sulla riva del torrente senza neppure toccare l’acqua con la punta dei piedi perché questo è senza alcun dubbio il modo migliore di fare scappare tutte le trote della zona. Pescare dalla riva crea maggiori difficoltà, questo è vero, ma rende molto, molto di più.

Questi riportati qui sotto sono dei semplici consigli che ti permetteranno di pescare bene ovunque:

Acque facili e acque difficili: questa improbabile distinzione rappresenta un ritornello ricorrente prima di ogni uscita di pesca, soprattutto parlando con chi ha già visitato un certo ambiente e nel definirlo si basa esclusivamente sull'esperienza di quel giorno. In realtà non si dovrebbero mai esprimere giudizi se non dopo aver effettuato un certo numero di uscite, in quanto i risultati parziali sono pesantemente soggetti a fattori ambientali e meteorologici, molto spesso imprevedibili e di immagini del tutto anomale. In mancanza di informazioni attendibili, al pescatore non resta che affidarsi al proprio "senso dell'acqua". Il problema logistico può essere parzialmente aggirato con la consultazione di cartine militari in scala 1:25.000 declassate, ossia non più coperte da riservatezza e in vendita presso le grandi librerie. In tal modo, si eviteranno inutili perdite di tempo alla ricerca di strade di accesso e si potrà inoltre verificare la presenza di insediamenti urbani, causa di forme di inquinamento.

Attenzione, però: le cartine militari vengono declassate dopo un certo numero di anni e alcuni rilievi risultano notevolmente superati dall'edificazione selvaggia degli ultimi decenni. L’ultima parola spetta dunque al controllo diretto del luogo di pesca. Per le zone alpine e appenniniche occorre anche mettere in preventivo la presenza di sbarramenti per scopi idroelettrici o irrigui che in troppi casi lasciano al secco parecchi chilometri di torrente, spesso in periodi molto delicati (l'autunno e l'inverno) durante i quali avviene la riproduzione dei salmonidi. A meno che non si conosca personalmente qualcuno, è impensabile cercare di ottenere informazioni dai pescatori locali in quanto, per consolidata tradizione, il fruitore abituale del torrente o del fiume è oltremodo geloso di quello che considera un patrimonio esclusivo.
Oltre alla sensibilità personale e al senso dell'acqua del pescatore a caccia di posti "buoni", conta molto lo spirito di osservazione, soprattutto quando si giunge in un luogo dalle caratteristiche molto diverse da quelle cui si è abituati. È azzardato e controproducente pensare di arrivare sulla sponda di un torrente mai frequentato prima ed essere certi di fare catture a ritmo continuo. Occorre un accurato metodo di analisi, con cui il pescatore possa comparare la situazione che fronteggia con altre già vissute precedentemente. Si dovranno ricercare punti in cui molto probabilmente si trovano i pesci: i rientri d'acqua, il sottoriva ricco di possibili rifugi, un ceppo sommerso. I risultati di una battuta di pesca, inoltre, possono essere influenzati sensibilmente dalle condizioni meteorologiche e ambientali. Queste ultime sono quelle più facilmente interpretabili attraverso l'osservazione del tipo di acque e della ricchezza di fonti di cibo per i pesci (vegetazione, insetti ...). Sulla scorta di questi primi elementi le indicazioni di massima circa l'utilizzo degli artificiali diventeranno assai più chiare, tanto per la scelta dei modelli, quanto per quella delle loro dimensioni. Sarà del tutto inutile, se non addirittura controproducente, insistere con un minnow di grossa taglia in torrenti appenninici o prealpini nei quali per diversi motivi (l’alta pressione di pesca, il bracconaggio e la scarsa portata d'acqua) non si troveranno che poche trote di taglia ridotta, che a loro volta hanno una ridotta attività di predazione, data la scarsa presenza di pesci preda, limitata a rari vaironi o scazzoni. Il luogo di pesca più proficuo per lo spinning è invece rappresentato da un torrente con portata d'acqua media o superiore alla media, con fondo ricco di larve (facilmente individuabili sollevando sassi o detriti),costellato di ripari nei quali i pesci si nascondono nelle giornate più luminose, in occasione di piene o quando le acque sono interessate da temperature molto basse. Ovviamente anche nel torrente-tipo, in base alle condizioni del momento si avranno minori o maggiori possibilità di catture.

In linea di massima la stagione di pesca a spinning può essere suddivisa in tre fasi, ognuna delle quali con peculiarità del tutto differenti. Quella di maggiore interesse, compresa tra l'apertura e le prime piene primaverili, vede i pesci ancora molto pigri. Le trote, che hanno da poco terminato il periodo riproduttivo, sono stanche, né la ridotta temperatura dell'acqua le spinge a un'attività frenetica. In questo periodo i salmonidi si trovano a ridosso di ostacoli, preferibilmente quando questi ultimi formano rientri di corrente con discreta profondità. Il fatto che il pesce sia poco propenso a inseguire gli artificiali impone l'adozione di recuperi molto rallentati, coadiuvati da artificiali docili a ogni improvvisa correzione di rotta. Risultano così ottimi i rotanti con un basso rapporto tra la superficie della paletta e la zavorra, data la prevalente necessità di utilizzarli in acque piuttosto lente e profonde. Insostituibili i tandem, preferibilmente in colori sobri e con palette opache, per renderli mimetici in un ambiente in cui i colori sono altrettanto spenti. Tinte vivaci e troppo appariscenti non farebbero che insospettire i pesci, ancor peggio farebbero le palette a elevata rifrazione. Anche i minnows, almeno fino ai primi aumenti di livello per disgelo o pioggia, andranno scelti con gli stessi criteri, riservando le colorazioni più appariscenti ad acque leggermente velate. In questo periodo, utilizzando i pesciolini artificiali, non guasta un accorgimento che, oltre a rendere più sportivo e meno traumatizzante il rilascio della cattura, consente di sfruttare meglio l'artificiale. Si tratta di eliminare l'ancoretta ventrale, origine di incagli nei recuperi al limite del movimento, quelli eseguiti facendo letteralmente strisciare il minnow sul fondale. Per bilanciare il minor peso, è sufficiente applicare un pallino di piombo (diametro da 3 a 4 mm, a seconda della taglia del minnow). Il periodo che coincide con la primavera è senza dubbio il più facile per lo spinning, quello che non ha bisogno di particolari consigli. Passiamo pertanto direttamente all'estate. In questa stagione la scelta degli artificiali lascia pochi dubbi, non tanto per il loro tipo quanto per il peso. Questo assume importanza notevole per una serie di ragioni, tra le quali spicca, nella generalità dei casi, la portata d'acqua dei torrenti, solitamente piuttosto esigua in estate, che pone il pescatore in una condizione di notevole sfavore cui dovrà far fronte con gli accorgimenti validi per tutta la stagione di pesca, ma adesso applicati col massimo rigore.

Fa capitolo a sé l'attenzione totale a non smuovere più del necessario rami e sassi e a procedere addirittura con passo felpato. Per esperienza è noto che il pesce, e la trota in misura notevole, nel periodo estivo è più sospettoso del solito ed è reso ancora più diffidente dalla relativa scarsità d'acqua, nella quale scarseggiano larve e insetti. D'estate i periodi di maggior attività si avranno nelle primissime ore del mattino e al crepuscolo, in modo particolare nei torrenti "scoperti", con il corso scarso o privo di vegetazione. In questo frangente dovranno esser messe in pratica tutte le nozioni di "lettura" dell'acqua che fanno parte del bagaglio tecnico del lanciatore e in più una cura certosina per evitare, per quanto possibile, la posa di artificiali impropri in zone d'acqua con pesci di taglia ridotta. Quest'ultimo, infatti, oltre a essere d'impaccio per i rilasci, diventa rapidamente un campanello d'allarme per il pesce di taglia. Non è inusuale, soprattutto nei ruscelli di montagna, osservare piccoli esemplari appostati alla fine di una buca, attentissimi a ogni minuscolo frammento trasportato dall'acqua. È sufficiente lo schiocco dell'artificiale sull'acqua per farli scattare verso l'inizio della buca, vanificando così ogni ulteriore tentativo per indurre all'abboccata l'esemplare più qualificato che, solitamente, sarà appostato sulla vena principale della corrente, laddove maggiore è l'apporto di cibo. Con simili premesse è necessario pescare in risalita, lanciando dalla maggior distanza possibile, a volte a 1 o 2 buche di distanza. Questa tecnica richiede una discreta padronanza dell'attrezzatura, impostata su criteri di leggerezza. In particolare la canna dovrà essere scevra da vibrazioni anomale, negative per la precisione del lancio e per la posa dell'artificiale. Altrettanto da evitare è l'utilizzo di artificiali pesanti e voluminosi, che porrebbero una seria ipoteca sulle catture, poiché per quanta delicatezza e attenzione si possa prestare nella fase di posa dell'artificiale, oltre i 3-4 g si avrà ben poco margine di sicurezza. Qualche sporadica eccezione si potrà fare in torrenti ricchi di salti, dove sarà possibile sfruttare il rimescolio d'acqua delle cascatelle per attutire l'impatto dell'artificiale, ma saranno sempre occasioni troppo aleatorie per poterne ricavare risultati continuativi. Con grammature sostanziose si deve anche mettere in conto un eccessivo numero di incagli, resi ancor più facili dal basso livello d'acqua. Un requisito sempre essenziale, e più che mai in questo frangente, è un rotante che si presti a un immediato avvio, in quanto ci si troverà a effettuare recuperi in spazi ridottissimi, anche inferiori al metro. Occorre pertanto molta cura nello scegliere (o assemblare) rotanti con un rapporto tra il peso del corpo e la superficie della paletta favorevole a quest'ultima, così da garantire una rotazione perfetta, tale da fornire la possibilità di sostanziosi rallentamenti senza perdere "quota".

L'habitat della carpa

- L'habitat ideale della carpa sono, a quanto sembra, i laghi di pianura o gli stagni parzialmente circondati da alberi e ricchi di alghe di cui la carpa, in certa misura, si nutre.

- Le cave di ghiaia allagate possono essere l'habitat ideale per la carpa. Molte sono già costituite come riserve e molte altre stanno per essere costituite come tali.
Anche se a prima vista l'aspetto topografico di una cava può apparire privo di irregolarità, sotto la superficie dell'acqua è tutt'altro.

- Anche alcune cave allagate hanno la loro quantità di carpe. Questi luoghi sono spesso circondati da argini ripidi, coperti da vegetazione rigogliosa, che costituiscono sia una sfida per il pescatore che un sicuro rifugio per il pesce.

Il suo comportamento

- La carpa si nutre prevalentemente sul fondo e nel nutrirsi spesso tradisce la sua attività creando bolle che salgono alla superficie.

- Se l'acqua è bassa e il fondo è fangoso, alcune zone d'acqua si intorbidano a causa del suo grufolare subacqueo. Se le carpe sono più di una, vaste zone d'acqua si oscurano a causa del fango che viene sollevato.

- Le ore preferite dalla carpa per la ricerca del cibo sono quelle del mattino e della sera ed allora non è insolito vederle nutrirsi a soli pochi centimetri dalla riva.
Quando fa molto caldo e il clima è asciutto, la carpa spesso avanza poco sotto la superficie dell'acqua.

- Indipendentemente dal tempo metereologico, le carpe si possono trovare sotto gli alberi caduti nell'acqua. Se il tempo è nuvoloso e non troppo freddo, la carpa si nutre continuamente per tutto il giorno. Se c'è vento da sud o da sud-ovest che soffia sul lago, le carpe si riuniscono lungo la riva di sottovento, specialmente se lì l'acqua è più bassa.

- Anche le zone dei bassifondi che si trovano nel centro di alcuni bacini attraggono le carpe quando vi sono tali condizioni metereologiche.

Come inseguire la carpa

- Le carpe hanno una buona vista e sono molto sensibili alle vibrazioni della riva. Il pescatore, perciò, deve tenersi molto basso e usare una copertura qualsiasi per nascondersi mentre si avvicina. L'abbigliamento deve essere di colore naturale - l'abbigliamento mimetico militare è perfetto.

- Alle carpe piace nuotare nelle zone poco profonde e marginali in gruppi di due o tre. Ad un certo punto si tuffano con la testa a grufolare sul fondo per un po’, dopodiché continuano le loro perlustrazioni.

La pesca con esche galleggianti

- Le esche galleggianti possono essere estremamente efficaci in zone dove le carpe sono visibilmente in attività sulla superficie o vicino ad essa, di solito in ammassi di gigli d'acqua o di alghe.

- La crosta di pane attaccata alla lenza libera deve essere abbastanza pesante da permettere il lancio. Deve anche abbastanza grande da sopravvivere alle razzie dei pesci più piccoli.

- Il grumo di mollica appeso al di sotto della superficie costituirà uno stimolante per la carpa, specialmente se piccole particelle che si staccano dall'esca affondano nell'acqua.

- Prima di pescare è sempre bene lanciare alcuni pezzi di croste identiche nelle dimensioni alla crosta usata come esca sull'amo.

- Le carpe hanno spesso la seccante abitudine di giocare con la crosta galleggiante senza afferrarla con la bocca. Ciò accade soprattutto nelle zone più affollate di pescatori.

- La pesca in zone ricche di alghe e con esca galleggiante richiede vigilanza assoluta. Una carpa può afferrare l'esca, andarsene e rigettarla nel giro di pochi secondi, dopodiché è molto difficile che abbocchi di nuovo.

- Può essere uno sbaglio anche tirare troppo presto, ma è facile rimediare soprattutto quando il pesce prende l'esca dopo un periodo di inattività.

- È consigliabile stancare la carpa quando si trova in mezzo o nei pressi delle alghe.
Se possibile bisognerà spingere la carpa in acque limpide (se esistono) e condurla a portata di rete senza indugiare troppo.

- Se la carpa ignora l'esca galleggiante, con un giro di mulinello si posiziona subito sotto la superficie dell'acqua. Questo trucco spesso funziona.

Mentre la pesca in mare - pur avendo anch'essa dei regolamenti che vanno seguiti con estrema attenzione (periodi di pesca per una specie, misure minime, considerazioni nautiche ecc.) - può essere praticata senza nessuna licenza di base, la pesca in acqua dolce può è vincolata dall'obbligo, sempre, di essere titolari di una licenza di pesca.

Ma esaminiamo meglio la situazione:

1) Nessuno, in Italia, può gettare la lenza in qualsiasi specchio o tratto di acqua dolce se non è munito di regolare licenza di pesca a lui o lei intestata.
La licenza di pesca è un vero e proprio documento, rinnovabile, che non può essere prestato ad altri e che il pescatore deve avere sempre con sé quando è impegnato nelle attività di pesca sportiva qualsiasi esse siano - un po' come la patente per l'automobilista.

2) Inoltre, ciascun comune o territorio, quando non la provincia o la regione o lo stato, può vincolare certi tratti di fiume, certi torrenti, certi canali, certi tratti di lago ecc., speciali norme, che rendono quel particolare tratto, specchio ecc. "riserva di pesca": ne esistono di molti tipi e quasi sempre per pescare in una di queste "riserva" occorre avere un permesso che va aggiunto alla licenza di pesca - può essere un tesserino annuale, o per periodi più brevi, talora vengono anche rilasciati permessi giornalieri.

3) Il possessore di una licenza di pesca obbedisce alle norme generali della pesca; ma quando accede a una riserva - in un comune o in una provincia possono esserci più riserve ognuna con le sue norme.

La soluzione migliore, la più sicura e la più rapida consiste nel rivolgersi al proprio negozio di articoli di pesca di fiducia, o a un qualsiasi buon negozio per la pesca sportiva. Lì verremmo guidati per l'ottenimento della licenza di pesca di base; inoltre, quasi sempre i negozi di pesca sono abilitati nel rilascio delle tessere o dei permessi per la pesca nelle riserve della loro zona. Quindi, se ci si sposta dalla propria zona, basterà essere muniti della licenza di pesca personale e richiedere utili informazioni sui regolamenti locali - norme riguardanti attrezzature, esche vietate ecc. nonché consigli ed eventuali tessere, tesserini e permessi.

Riassumendo:

-Rivolgersi a un negozio di pesca della propria zona di residenza per ottenere la licenza di pesca sportiva.

-Rivolgersi ad un negozio di pesca della zona in cui si va a pescare per ottenere gli eventuali, necessari documenti e permessi aggiuntivi, e ogni utile indicazione sulle norme di pesca locali.

In questo modo si risparmia tempo e si limita il rischio di errori che si possono tradursi in costose contravvenzioni.

Che cos'è: in inglese letteralmente significa prendere e rilasciare ossia traducendolo in modo più vicino a noi cattura e poi rilascia il pescato. Questo tipo di pratica, denominata anche NO KILL, è nata in America parecchi anni fa trasformatasi successivamente in una vera e propria filosofia di pesca. In Italia si sta pian piano diffondendo soprattutto tra i praticanti della pesca con esche artificiali sia a spinning che a mosca. Il principale scopo di tale comportamento è la salvaguardia della specie ittica.
Se oltre al degrado ci mettiamo anche noi pescatori a prelevare inutilmente il pesce, non potrà altro che andare peggio. Non ha molto senso portare a casa il pescato se poi finisce in pattumiera perché troppo oppure non si ha voglia di mangiarlo o addirittura pulirlo ; tanto vale rilasciarlo!
L' esperienza americana ha dimostrato che tale comportamento aiuta la conservazione e l'incremento del patrimonio ittico. Se proprio non ci si sente di praticare il NO KILL nel suo pieno significato del termine, si cerchi almeno di limitare il più possibile il numero dei pesci trattenuti. E' già un buon inizio ! Col tempo magari rilascerete tutto il pescato. Il NO KILL però non deve essere una scusa per violare i regolamenti tipo pescare in periodo di divieto. Tutti i discorsi fatti sinora cadono però se non vengono seguiti pochi accorgimenti. Infatti rilasciare un pesce ferito perché slamato male o maltrattato durante le operazioni di cattura ha ben poche possibilità di sopravvivere. Vediamo questi accorgimenti.

Come si pratica: le poche regole seguenti servono per effettuare un corretto rilascio del pesce e quindi praticare al meglio il NO KILL sono le seguenti:

-Utilizzare ami senza ardiglione. Se non avete una buona manualità per effettuare il cambio delle ancorine o ami delle vostre esche almeno schiacciatelo aiutandovi con una pinza. Tale accorgimento evita di procurare ferite o lacerazioni durante l'operazione di slamatura a causa dell'ardiglione che non ne vuole sapere di lasciare la presa e uscire.

-Tenere fuori dall'acqua il pesce il meno possibile. Ha già subito parecchi shock dovuti all' allamatura e alla seguente lotta durante il recupero, evitiamo di procurargli altri traumi estraendolo dal suo ambiente naturale. Se possibile cerchiamo di slamarlo direttamente in acqua.

-Evitare di prender il pesce con le mani. Involontariamente si possono creare microlesioni sulla pelle o privare il pesce della mucosa protettiva che lo ricopre. Inoltre a seguito di un suo brusco movimento, istintivamente si aumenta la stretta della mano con la possibilità di creargli delle lesioni agli organi interni. Se proprio e' necessario doverlo afferrare bagnatevi prima le mani e poi afferratelo preferibilmente per la coda.

-Utilizzare una pinza slamatrice. Con tale strumento si effettua una presa migliore sull'amo, piuttosto che con le dita, agevolando quindi l'operazione di slamatura.
In genere con un colpo secco muovendo il polso con moto contrario alla curvatura dell'amo si riesce ad estrarlo.
Quasi tutti i pesci dopo la lotta sono abbastanza stremati ed una volta estratta la testa dall'acqua si immobilizzano. Ciò non è proprio sempre vero con il black bass ed il luccio.

Vediamo come fare:

-Black Bass: inserirgli il proprio pollice in bocca e con il resto della mano serrare la mandibola inferiore. Le prime volte la cosa crea un po' d'ansia per la paura dei denti. Sono impercettibili ed in più il black non chiude la bocca. Agite con fermezza e decisione. Inevitabili le prime volte alcuni graffietti sul pollice proprio per il timore che si ha nell'eseguire il procedimento. Si evita così di toccargli il corpo con le mani e non gli si procura dolore perché la parte interessata e' ossea o cartilaginea.

-Luccio: va afferrato per la coda che è la parte meno delicata del suo corpo. Appoggiandogli delicatamente la mano bagnata o meglio ancora uno straccio bagnato ( evitiamo così di toccarlo ) sugli occhi, lui si immobilizza di colpo e quindi si può procedere alla slamatura con calma. Il luccio tende istintivamente a serrare la bocca quando sente qualcosa all'interno che si muove. Nel caso fosse necessario aprigli la bocca utilizzare gli appositi divaricatori ( si trovano in commercio ) e mai usare le mani o altri oggetti.

Queste sono alcune semplici regole che, se seguite, vi consentiranno di rilasciare integri i pesci catturati e quindi, per voi e per gli altri pescatori, essere catturati ancora. Ricordate che un pesce che appaia in cattive condizioni difficilmente potrà sopravvivere se non verrà rilasciato trattandolo con la massima cura.

1) PESCATE CON LA MOSCA ARTIFICIALE. Ciò è peraltro obbligatorio in molte zone, particolarmente dove la pesca è consentita solo praticando il catch & release (cattura e rilascia). Pescando con la mosca, al di là dell'alta sportività di questa disciplina, si verificano i più bassi tassi di mortalità del pesce catturato, che può quindi essere liberato senza danni.

2) USATE AMI SINGOLI E PRIVI DELL'ARDIGLIONE. Anche se ne fosse consentito l'uso, evitate l'impiego degli ami multipli (ancorette) e degli ami con ardiglione. Potrete liberarlo più facilmente evitandogli lacerazioni, questo anche a voi stessi, in caso di aggancio accidentale .... !!! La mancanza dell'ardiglione non aumenta significativamente - come molti credono - la slamatura e
quindi la perdita del pesce in fase di recupero.

3) IL TEMPO È ESSENZIALE. Recuperate e liberate il pesce più rapidamente possibile. Un pesce fuor d'acqua non può sopravvivere per più di tre o quattro minuti: la mancanza di ossigeno gli provocherebbe danni cerebrali mortali. Un pesce portato a riva delicatamente, ma in un tempo troppo lungo, Sarà esausto e stressato.

4) TENETE IL PESCE IN ACQUA per quanto più possibile, fuori si sentirebbe soffocare e, ricordate, è un animale sotto sforzo ed impaurito. Potrebbe schiacciarsi permettendogli di saltare e dibattersi sui sassi o sulla terra. Mantenetelo in almeno 20 cm di acqua, saranno una protezione sufficiente ad evitargli urti.

5) LA DELICATEZZA nel maneggiarlo è essenziale. Per trattenerlo non mettetegli le dita nelle branchie e non stringetelo: potrete facilmente tenerlo per il labbro inferiore. Il guadino è un ottimo aiuto, ma le maglie della rete non devono impigliarsi nelle branchie. L'amo e la lenza aggrovigliandosi nella rete possono intralciare il rilascio, tenete il guadino in acqua e possibilmente utilizzate guadini a rete tesa, appositamente ideati per praticare il catch and release.

6) LA SLAMATURA. Rimuovete l'amo più rapidamente possibile, eventualmente usando pinze adatte (sono ottime le pinzette emostatiche). NON SLAMATE IL PESCE SE AGGANCIATO PROFONDAMENTE. In questo caso - ma non accade pressoché mai pescando con la mosca - tagliate il filo e lasciate l'amo dentro. Non estraete rudemente l'amo, provochereste lacerazioni: fatelo rapidamente ma con delicatezza. Specialmente i pesci più piccoli possono morire per lo shock di una slamatura violenta e lacerante.

7) RIANIMAZIONE. Qualche pesce, specialmente dopo una lunga lotta, potrà perdere conoscenza: lo vedrete galleggiare a pancia in su, mantenetelo in acqua tenendolo nella corretta posizione, muovetelo un po' in avanti ed indietro per far entrare acqua nelle branchie. E' una vera e propria respirazione artificiale da eseguire per alcuni minuti. Quando si riprenderà comincerà a dibattersi riprendendo a nuotare normalmente, a quel punto lo potrete rilasciare: sopravvivrà e potrà compiere una nuova sfida con un altro pescatore. Forse ancora con voi ... !

Vi presentiamo alcune utili pasture che possiamo realizzare.

1) Si fa cuocere in acqua salata della farina di granoturco per circa mezz'ora avendo anche pronte delle patate bollite nella quantità del 40% (60% di farina).
Poi si amalgama il tutto, si lascia cuocere a fuoco lento per pochi minuti tutto l'impasto continuando a rimestarlo. Poi lo si rovescia su un tavolo e lasciatolo raffreddare un poco si continua a lavorarlo con le mani finche la pasta non raggiunge un certo grado di compattezza ed elasticità.

2) Si scioglie lentamente un etto e mezzo di farina di grano in mezzo litro d'acqua:
si otterrà una soluzione molto liquida che si farà cuocere lentamente per una decina di minuti. Durante la cottura si aggiunge a piccole dosi della farina di granoturco e si continua ad aggiungere finche il tutto non diventa consistente. Mentre si aggiunge la farina di granoturco e per tutto il tempo della cottura, rimescolare lentamente l'impasto.
Anche in questo caso a cottura ultimata si versa la pasta su un tavolo, la si lascia raffreddare e poi la si impasta a mano finché non diventa compatta ed elastica.

3) Si scioglie un etto e mezzo di farina bianca in un litro e mezzo di acqua e si fa cuocere finché il liquido non diventa consistente. Indi si rovescia tutto su un tavolo,
si lascia raffreddare aggiungendo poca farina bianca; quindi si addiziona farina di bacocci impastando lentamente a mano: si impasta e si aggiunge farina finché non si ottiene un impasto molto soffice e ben amalgamato.

4) Mischiamo della farina di mais di segale e di grano nelle proporzioni di mezzo chilo:
impastiamo con acqua e manipoliamo per ottenere una massa compatta. Dividiamo poi il tutto in tre o quattro pezzi e ricopriamolo con della tela molto fine. Mettiamo poi sul fuoco acqua, sale e menta, e facciamo cuocere immergendo il precedente impasto con la tela. Quando i pezzi di impasti verranno a galla lasciamo raffreddare il tutto coprendolo con della tela bagnata affinché l'acqua dell'impasto non evapori.

5) Si impastano tre etti di farina bianca a freddo con un etto di farina di bacocci, aggiungendo relativamente acqua e mollica di pane bagnata e strizzata: si impasta cosi finché non si ottiene un impasto soffice e, come al solito, elastico.

6) Prendiamo mollica di pane, patate bollite, e un tuorlo d'uovo e impastate il tutto a freddo: se la pasta si rileverà molle o dura aggiungere a seconda dell' eventualità pane o patate.

7) Prendiamo della mollica di pane bollita precedentemente in del latte con della canapa fresca polverizzata e del formaggio bianco. Lasciato fermentare, questo impasto diverrà piuttosto duro: al momento della pesca aggiungere un po' di miele.

8) Facciamo bollire cinque o sei patate dentro un infuso di menta e poi facciamo un purè che impastiamo con farina di segale e due cucchiai di miele in modo da ottenere un impasto ben compatto.