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Alcune semplici pasture da realizzare per pescare al fiume qualsiasi pesce con qualsiasi tecnica:

1) 400g biscotti polverizzati, 100g bicarbonato, 300g purée di patate in polvere, 100g latte in polvere, 20 gocce di estratto di anice.

2) 100g farina d’arachide, 100g semi di zucca macinati, 100g piselli macinati, 150g semola gialla, 200g canapa tostata macinata, 200g sabbia vagliata finissima, 100g biscotti polverizzati.

3) 250g farina di granoturco fine, 200g semola di grano, 250g semola di granoturco, 250g bicarbonato, 50 gocce d'estratto d'anice.

4) 500g semola di granoturco, 150g guad, 150g farina d'arachide, 200g sabbia vagliata finissima.

5) 250g farina di granoturco fine, 250g farina di riso, 250g biscotti polverizzati, 250g semi di canapa tostati, macinati e vagliati finemente.

6) 250g biscotti polverizzati, 250g farina d'arachide, 250g farina di riso, 200g sabbia vagliata finissima, 50g fouillis.

7) 200g farina di granoturco fine, 300g semola di granoturco, 500g farina d'arachide, 20 gocce d'estratto d'anice.

8) 250g biscotti polverizzati, 250g farina di riso, 250g guado, 250g semi di canapa tostati, macinati e vagliati finemente.

9) 500g biscotti polverizzati, 250g farina di riso, 250g guado.
10) 250g farina di granoturco fine, 250g farina d'arachide, 250g pane tostato sfarinato, 250g semi di canapa tostati, macinati e vagliati finemente.

11) 350g farina di granoturco fine, 200g semola di granoturco, 200g guado, 100g farina d'arachide, 100g biscotti polverizzati, 50g semi di canapa tostati, macinati e vagliati finemente, una manciata di fouillis.

12) 400g biscotti polverizzati, 250g farina di granoturco fine, 150g farina di riso, 400g semola di granoturco, 50g fouillis.

13) 500g biscotti polverizzati, 300g farina di crisalide, 150g latte in polvere, 50g bicarbonato, 10 gocce d'estratto d'anice.

14) 200g semi di canapa tostati, macinati finemente, 200g biscotti polverizzati, 200g farina di granoturco fine, 300g farina di semi di papavero, 100g cruschello.

15) 150g semi di canapa tostati, macinati e vagliati finemente, 150g biscotti polverizzati, 150g farina di granoturco fine, 250g farina di semi di papavero, 100g cruschello, 200g farina di
castagne.

16) 250g farina di granoturco fine, 250g semola di granoturco, 250g sabbia vagliata finemente, 50g biscotti polverizzati, 50g gocce d'estratto d'anice (fouiliis).

17) 250g latte in polvere, 250g farina di riso, 250g farina d'arachide, 250g biscotti polverizzati.

18) 200g latte in polvere, 500g biscotti, 300g semola di granoturco, 100 gocce d'estratto d'anice.
19) 250g farina di crisalide, 200g pane ammollato, 200g farina di granoturco, 150g semi di canapa tostati e macinati, 200 cruschello.

20) 500g patate lessate e schiacciate, 100g riso bollito, 100g semi di finocchio pestati, 300g farina di granoturco.

21) 600g farina di granoturco cotta con qualche goccia di estratto d’anice, 200g farina di granoturco cruda, 200g cruschello.

22) 250g semi di canapa tostati e macinati, 250g biscotti polverizzati, 150g farina d’arachide fouillis, 300g terra di talpara.

23) 500g farina di carne, 400g farina d’arachide, 100g fouillis.

24) 100g farina di granoturco, 20g guado, 200g farina d’arachide, 100g noci farinate, 300g pane grattugiato, 100g semi di canapa tostati e macinati fouillis.

25) 200g guado, 200g farina, d’arachide, 200g semi di zucca macinati, 200g farina di semi di papavero, 200g semi di canapa tostati e macinati fouillis.

26) 200g semi di canapa tostati e macinati, 200g farina di granoturco, 200g semola di granoturco, 200g farina d’arachide, 200g noci macinate.

27) 200g farina di granoturco, 200g pane ammollato, 200g semi di canapa tostati e macinati, 200g farina d’arachide fouillis.

La regola base della pasturazione nel carp-fishing è che non è assolutamente necessario pasturare esclusivamente con ciò che poi si mette sull'amo (o, meglio, sull'hair rig). Questo in parte smentisce una comune credenza secondo cui la pastura deve essere eseguita solo con l'esca per "abituare" il pesce a un dato cibo. Il moderno carp-fishing è fatto di attenti studi, così come la pesca tradizionale è legata a credenze quasi mai basate su fondamenti realmente provati. Credere che esca e pastura debbano coincidere significa ritenere che il pesce non è in grado di riconoscere se si tratta di cibo o meno ciò che gli si presenta davanti. Ovviamente questo non è vero: il pesce sa perfettamente quando si trova di fronte del cibo grazie ai sistemi sensitivi di cui dispone. Il problema è che spesso un pesce che si ciba tranquillamente deve affrontare ostacoli d'ogni tipo: altri pesci predatori, animali anfibi e pescatori. Naturalmente un pesce non sa cosa sia un pescatore, ma è altrettanto certo che, grazie alla memoria genetica, esso riesce a collegare un dato cibo con una minaccia. Questa capacità è particolarmente sviluppata nelle carpe e tanto maggiore è la mole del pesce tanto più forte è il suo istinto di sopravvivenza e, dunque, la sospettosità. Immaginiamo allora che un banco di grosse carpe si imbatta in una zona fortemente pasturata. È chiaro che il primo approccio non sarà mai l'avventarsi sul cibo, ma saranno tanti veloci avvicinamenti e altrettante rapide fughe. Solo col tempo i pesci perderanno la diffidenza e si avvicineranno al cibo in modo sempre più convinti. Questo, in estrema sintesi, è il fine della pasturazione: non solo attirare i pesci, ma vincere la loro diffidenza. Da ciò si capisce come non sia necessario impiegare solo la stessa esca che poi si metterà sull'amo. Se si vuole andare a colpo sicuro è meglio accompagnare le boilies con del mais.

Un' esca alternativa: le particles

Pesca alla carpa non significa solo boilies. Esistono infatti molti modi di catturare grosse carpe, tra cui le particles. Queste sono esche a base di granaglie, soprattutto chicchi di mais, che unite alla tecnica di innesco con l'hair rig si rivelano assolutamente efficaci. Ma il mais non è la sola granaglia che rientra tra le particles, anzi ormai si conoscono ben 75 diversi tipi di granaglie con cui è stato possibile catturare carpe: ceci, fagioli di vario tipo, semi di girasole, mandorle, noci, lupini, arachidi, fave, semi di canapa, frumento, orzo, piselli e molti altri ancora. Va ricordato che queste granaglie non sono che semi e che se lasciate in acqua a lungo senza una preventiva preparazione danno vita a una vegetazione non originale e dannosa senza dubbio all’ecosistema acquatico. In Inghilterra questo fenomeno ha già causato molti danni evidenti in diverse acque, portando alla proibizione di pasturazioni non controllate e limitate in quantità. Inoltre, la carpa non ha un apparato digerente in grado di lavorare come quello dell'uomo, poiché non possiede lo stomaco. Ciò significa che alcune sostanze non vengono digerite e permangono nell'apparato digerente fino alla fermentazione che, come noto, produce ingenti quantità di gas. In caso di cibo eccessivo si giunge fino alla morte del pesce! Serve dunque preparare le particles con grande scrupolosità, distinguendo i due momenti di bollitura e fermentazione. Per la bollitura si utilizzerà una normale pentola o, meglio ancora, una pentola a pressione e vi si immergeranno i semi secchi in acqua già bollente per almeno 30 minuti. I semi tenderanno a gonfiarsi, raddoppiando il loro volume. In certi casi (come con i semi di canapa) inizierà una sorta di germogliatura. La stessa acqua di bollitura servirà poi per la fermentazione. Si pone tutto a raffreddare all'aria aperta per un periodo di almeno 2 giorni. L'acqua assumerà una colorazione marrone e, se mossa, sprigionerà un odore vagamente alcolico. Sarà questo il segnale che la fermentazione è iniziata e che l'esca può essere usata senza problemi. Soprattutto in presenza di semi di colore bianco può essere interessante provare a colorare le particles in colori vivaci. Per far ciò le si immerge in una bacinella contenente qualche millilitro di acqua e dei normale colorante per boilies. Analogo procedimento si deve compiere per aromatizzare le particles a proprio piacimento. Ora le particles sono pronte e possono essere trattate come le boilies, utilizzando quindi l'hair rig. Per l'occasione sarà bene affidarsi a degli hair rigs più lunghi affinché sia possibile inserire con l'ago più particles. Va bene sia quello venduto in confezioni destinate alla pesca sia quello acquistabile in grossi sacchi presso ogni consorzio agrario. In quest'ultimo caso sarà opportuno preparare con grande attenzione il mais, mettendolo a bollire per almeno trenta minuti e lasciandolo poi fermentare nella stessa acqua di bollitura per qualche giorno. Ciò che si otterrà è una vera prelibatezza per il pesce, soprattutto se arricchito da qualche centinaio di boilies. Vediamo ora due problemi legati alla pasturazione: la quantità e il lancio.
Per quanto riguarda la quantità, l'ideale è sempre quello di creare una sorta di "tappeto" di cibo che copra un'area di una decina di metri intorno al punto di pesca. Non si deve mai pasturare a casaccio poiché si ridurrebbero le possibilità di radunare il pesce nel punto voluto. Si può stilare una sorta di programma di pasturazione che nel giro di qualche giorno porti all'effetto desiderato. La dimensione del luogo di pesca è importante ai fini della quantità, anche se è possibile individuare delle quantità di riferimento da aumentare a piacimento quando si avranno di fronte bacini molto grandi. In totale, il lancio di 5/6 kg di chicchi di mais, sommati a un paio di chilogrammi di boilies nello spazio di un paio di settimane, è sufficiente a preparare il luogo di pesca. In linea di massima il programma ideale sarebbe quello del lancio giornaliero di modiche quantità, ma spesso non è possibile dedicare così tanto tempo a questa attività. Anche 4 o 5 uscite settimanali consecutive riesce comunque a portare buoni risultati soprattutto quando si concentra la pastura in pochi settori validi. Veniamo al lancio. Per poter raggiungere buone distanze l'ideale è disporre di una piccola imbarcazione, ma questa tecnica non è adattabile a tutti i luoghi. Tutto sommato con una buona fionda si riescono a coprire con efficacia una ventina di metri di distanza. Esiste un ingombrante accessorio, detto "lanciagranaglie", che in cambio di una certa scomodità di trasporto permette buone gittate. Ma esiste anche un piccolo accessorio, il bait rocket, un piccolo contenitore dalla forma aerodinamica che contiene le granaglie durante il lancio. Questo sarà effettuato con una canna potente munita di shock-leader almeno dello 0,55 che garantirà contro perdite e rotture. In una decina di lanci si porterà anche oltre i 70 m il carico di pasture. Per lanciare le boilies non si può fare a meno del Cobra, un tubo ricurvo che permetterà lanci di grande precisione anche oltre i 100 m. L’avvertenza è quella di lanciare una o due boilies per volta per poter avere un'elevata precisione. Spesso, le boilies tenderanno a esplodere in aria dopo pochi metri di volo. Ciò è dovuto a un'eccessiva secchezza dell'impasto; sarà sufficiente inumidire con acqua l'interno del Cobra per diminuire di molto le rotture.

Il persico ha corpo ovale, piuttosto compresso ai lati, ma caratterizzato da una gibbosità dietro la testa, che si accentua negli individui più vecchi. Caratteristica è la bocca molto larga, con labbra membranose, che continuano sui lati della testa; le labbra sono fragilissime: se vengono lacerate da un amo molto sottile, permettono al persico allamato di riguadagnare la libertà. I denti sono piccoli e non dannosi per la lenza. La Taglia media del persico si aggira intorno ai 20-30 cm con un peso di 200-250 g. Gli esemplari maggiori possono arrivare a 50 cm e sfiorare i 2 kg. di peso. I suo corpo è rivestito di squame rugose e dentellate così radicate nella pelle che già alcune ore dopo la cattura è difficile eliminarle. Il dorso è bruno verdastro o bruno grigiastro, i fianchi sfumano nel giallo tendente al grigio e il ventre è biancastro. Caratteristiche principali sono le strisce o bande verticali nerastre dispose verticalmente sui fianchi in numero da 5 a 9.

NOME LATINO: Perca fluviatilis (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Percidae
ORDINE: Perciformes
NOME INGLESE: Perch

MORFOLOGIA: corpo di forma ovale, dorso arcuato e peduncolo caudale assai stretto; testa grossa e bocca terminale di grandi dimensioni; doppia pinna dorsale, la prima munita di raggi spinosi; colorazione del dorso verdastra percorsa da alcune fasce di tonalità più scura, bianco il ventre; pinne pettorali giallastre, pinne ventrali, anale e caudale di colore aranciato.
TAGLIA: 25 cm (300 g) a 4 anni; molto raramente arriva a 40-50 cm (1,5 kg).
DISTRIBUZIONE: Italia settentrionale e centrale, ma è stato immesso anche nelle acque del resto della penisola e delle isole.
HABITAT: ambiente lacustre litorale e fluviale a corrente molto debole; ha abitudini sedentarie e si riunisce spesso in gruppi, soprattutto in età giovanile.
ALIMENTAZIONE: invertebrati durante l'età giovanile, predatore di altri pesci da adulto.
RIPRODUZIONE: depone tra Aprile e la fine di Maggio, in relazione alla temperatura ambientale (predilige 14-15 °C); riproduce in acque basse con fitta vegetazione o con abbondante presenza di radici; le uova hanno un diametro di 2-2,5 mm e sono protette all'interno di lunghi nastri di muco che le femmine distendono tra i rami delle piante acquatiche; la schiusa si ha dopo 2-3 settimane; le larve misurano 5 mm e, riassorbito il sacco vitellino si riuniscono in grandi banchi nelle acque superficiali lungo le rive.
VAL. ECONOMICO: notevole.

Il corpo del pesce gatto ha forma poco slanciata. La testa è tozza, molto robusta e di forma cilindrica, con un'ampia bocca disposta trasversalmente e munita di molti denti di piccole dimensioni, conici e disposti sulle mascelle. Gli occhi sono minuti e collocati lateralmente. Dopo la testa, il corpo del pesce gatto diventa per un breve tratto più alto, ma subito si fa affusolato fino a raggiungere la coda. Le sue dimensioni medie sono di 25 cm; alcuni esemplari raggiungono eccezionalmente i 50 cm e il loro peso si aggira sul chilogrammo. La pelle del pesce gatto è priva di squame, leggermente viscida. La sua colorazione varia a seconda della sottospecie e dell'ambiente in cui vive. Solitamente è bruna nerastra con riflessi violacei. Nella parte superiore la tinta sfuma nel viola, verso il ventre diventa invece giallastra.

NOME LATINO: Ictalurus melas (Rafinesque 1820)
FAMIGLIA: Ictaluridae
ORDINE: Siluriformes
NOME INGLESE: Cat-fish

MORFOLOGIA: corpo allungato a sezione tonda nella porzione anteriore, compressa lateralmente nella parte posteriore; testa assai grossa ed appiattita con ampia bocca munita di 8 barbigli; primo raggio della pinna dorsale e delle due pettorali acuminato; pelle priva di scaglie, colorazione grigio-nera sul dorso e bianco-gialla sul ventre.
TAGLIA: raramente supera i 30 cm (250 g di peso).
DISTRIBUZIONE: specie introdotta dal Nord America; la sua presenza è limitata alla regione padano veneta.
HABITAT: lanche e piccole raccolte d'acqua con fondo melmoso, ma anche zone litorali di ambienti lacustri di dimensioni medie e grandi.
ALIMENTAZIONE: invertebrati bentonici, pesci e loro uova.
RIPRODUZIONE: depone in acque basse in Giugno-Luglio, alla temperatura di 18-20 °C; le uova sono custodite in una buca dal maschio; la schiusa si ha dopo 8 giorni ed i piccoli vengono accuditi dal maschio fino alla loro dispersione.
VAL. ECONOMICO: assai modesto.

Il vairone è un piccolo ciprinide dal corpo affusolato e compresso. La sua testa piuttosto breve e di forma tondeggiante e termina con una bocca piccola, tagliata obliquamente. Rispetto al corpo, le sue pinne sono grandi, soprattutto quella caudale, grazie alla quale il vairone si rivela un potente nuotatore. Il corpo e la pinna caudale di questo pesce hanno colorito scuro, con riflessi verdastri. Le altre pinne tendono invece decisamente al rosso. La pinna pettorale presenta di solito alla base una macchia arancione. Lungo i fianchi del vairone corre una fascia scura che va dall'occhio all'attaccatura della pinna caudale. Al di sotto di questa fascia, ne spicca un'altra più sottile e di colore arancione. Il vairone può raggiungere mediamente i 15 cm di lunghezza, mentre più rari sono gli esemplari che arrivano ai 20cm.

NOME LATINO: Telestes souffia muticellus (Risso 1826)
FAMIGLIA: Cyprinidae
ORDINE: Cypriniformes
NOMI DIALETTALI: Vairon, Strion (Piem.); Varun, Verù, Torlon (Lomb.); Varò, Brusolo, Fagon, Fregarola, Pessata, Strai (Ven.); Gulla (Lig.); Vairon (Emil.); Roione (Abr.)

MORFOLOGIA: forma del corpo affusolata; testa piccola con bocca piccola ed in posizione terminale inferiore; colorazione bruna sul dorso, grigia sui fianchi e bianca sul ventre, lateralmente corre una fascia scura inferiormente alla quale è presente un'altra sottile fascia arancione, una macchia arancione è presente alla base delle pinne pettorali.
TAGLIA: 15-20 cm, eccezionalmente 25 cm.
DISTRIBUZIONE: corsi d'acqua, ma anche zone litorali lacustri, delle regioni settentrionali (prevalentemente in Piemonte e Liguria) e centrali fino alla Campania.
HABITAT: ha abitudini gregarie e predilige acque limpide con fondo ghiaioso, ma è rinvenuto anche in acque stagnanti con fondali fangosi; nelle acque montane è stato ritrovato fino sul Monviso (2113 m s.l.m.).
ALIMENTAZIONE: invertebrati bentonici.
RIPRODUZIONE: ha luogo tra fine Aprile e Luglio (più tardi in montagna) in acque a corrente vivace presso la foce di immissari a lago, su fondali preferibilmente ghiaiosi. Le uova sono piccole e numerose. I riproduttori, dopo la deposizione migrano a valle. Le larve schiudono dopo 10-20 giorni e si portano in acque più calme per nutrirsi di organismi planctonici. L'accrescimento è rapido e la maturità sessuale è raggiunta a tre anni quando la lunghezza è di 10-12 cm.
VAL. ECONOMICO: nullo.
NOTE: sono noti ibridi con la scardola e con il cavedano.

Le caratteristiche somatiche generali della trota marmorata sono simili a quelle della capostipite trota fario. La testa è però un po' più robusta. La bocca è più ampia che nella fario ed è dotata di denti conici lievemente uncinati. La maggiore differenza con la fario si osserva però nella livrea della marmorata. Il dorso è grigio azzurro scuro, con riflessi argentei specialmente sui lati. Il ventre è chiaro e sfuma dal giallastro al bianco. Il nome di marmorata le deriva da disegni irregolari grigio verdastri, uniti a gruppi e senza soluzione di continuità, simili alle venature del marmo. Sulla pinna dorsale spiccano alcune macchioline nere.

NOME LATINO: Salmo trutta marmoratus (Cuvier 1817)
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE: Salmoniformes

MORFOLOGIA: forma del corpo slanciata, più che nella fario; le altre particolarità morfologiche sono le stesse indicate per la forma di torrente e per la lacustre; la colorazione è il carattere comunemente usato per la sua identificazione; il dorso appare bruno dorato con macchie più scure che scendono ad interessare anche i fianchi; ventre grigio chiaro.
TAGLIA: 30-50 cm sino ad un massimo di 1 m.
DISTRIBUZIONE: corsi d'acqua della regione padana (Fiume Po e suoi affluenti).
HABITAT: acque correnti, limpide e ben ossigenate; abita il corso medio ed inferiore dei fiumi e si adatta anche all'ambiente lacustre; è in grado di compiere notevoli spostamenti lungo il corso dei fiumi
ALIMENTAZIONE: invertebrati acquatici e terrestri, pesci.
RIPRODUZIONE: come per la trota di torrente con la quale sono comunemente possibili ibridazioni.
VAL. ECONOMICO: elevato.

La trota di lago, che raggiunge le massime dimensioni fra tutti i salmonidi delle nostre acque interne, è simile nella sua conformazione a una trota fario. Ha però un corpo più allungato e cilindrico di quella. La testa è molto sviluppata in proporzione del resto del corpo. Il muso è ottuso e breve, la bocca ampia, la mascella potente. Gli occhi sono relativamente più grandi di quelli della fario. Le pinne hanno la stessa dislocazione che si osserva nelle altre trote, ma sono più robuste. Anche la coda è possente, col margine poco falcato, simile a quello della fario. La pinna adiposa è poco pronunciata. I colori sono il più evidente segno di distinzione della trota lacustre. Il dorso è di tinta variabile, ma la tonalità di base è grigiastra, con sfumature azzurre. Le parti inferiori hanno sempre riflessi argentei. Rade picchiettature o punteggiature nere minuscole sono sparse sul dorso, sulle pinne, sui fianchi e sul capo. Mancano le più evidenti maculazioni arancione o biancastre che sono tipiche della fario e dell'iridea. Le pinne sono grigiastre, quella dorsale è annerita alla base. Le squame sono disposte in file regolari; la linea mediana è ben visibile.

NOME LATINO: Salmo trutta lacustris (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE: Salmoniformes
NOME INGLESE: Lake trout

MORFOLOGIA: forma del corpo slanciata, più tozza tuttavia rispetto alla forma di torrente, specialmente nei soggetti adulti; la morfologia è per il resto simile alla forma di torrente; colorazione blu-verde sul dorso, argentea sui fianchi e sul ventre, sono presenti piccolissime macchie scure sui fianchi, talvolta a forma di x.
TAGLIA: 40-50 cm, può tuttavia superare il metro di lunghezza ed i 15 kg di peso.
DISTRIBUZIONE: grandi laghi prealpini, sono state introdotte anche nei grandi laghi laziali.
HABITAT: acque pelagiche dei laghi e a profondità variabile in relazione alla stagione.
ALIMENTAZIONE: zooplancton, altri invertebrati acquatici e pesci.
RIPRODUZIONE: depone nel tardo autunno nei fiumi immissari dove i giovani rimangono per 2-3 anni prima di migrare nelle acque pelagiche del lago. La maturità sessuale è raggiunta in 4-7 anni. Per le altre caratteristiche riproduttive si faccia riferimento alla trota fario.
VAL. ECONOMICO: molto elevato.

Simile nell'aspetto della trota fario, l'iridea ha però corpo più slanciato, muso più tozzo e testa più piccola. L'apertura boccale è meno ampia e infatti il punto di giunzione delle mascelle non si trova posteriormente nell'orbita oculare, come nella fario, ma sotto la medesima, cioè più avanti. Infine, la coda più incisa e tutte le altre pinne hanno minor sviluppo. La livrea costituisce un inequivocabile elemento di distinzione tra la fario e l'iridea: in quest'ultima, infatti, è più vivace. Il dorso è generalmente grigio bluastro o blu verdastro, con i fianchi grigio argentei. Il ventre è bianco, qualche volta con toni giallastri. Tipica la fascia sui fianchi che parte dagli opercoli e arriva al peduncolo caudale seguendo la linea laterale, di tinta variabile appena accennata nei soggetti giovani, ma che diventa più intensa di tinta e più alta di posizione con l'avanzare dell'età.

NOME LATINO: Oncorhynchus mykiss
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE: Salmoniformes
NOME INGLESE: Rainbow trout

MORFOLOGIA: forma del corpo slanciata e compressa lateralmente; bocca leggermente più piccola che nella trota di torrente; colorazione assai variabile, dorso verde bruno scuro con piccole macchie nere che sono presenti anche sulla pinna dorsale e sulla caudale; lungo i fianchi corre una fascia rosacea più o meno evidente, grigio il ventre.
TAGLIA: 30-35 cm sino ad un massimo di 50 cm.
DISTRIBUZIONE: specie introdotta dal Nord America. Le prime introduzioni avvennero nei laghi alpini del Moncenisio, di Lys, di Verney, nei laghi della Venezia Giulia. Poiché si presta è probabilmente presente su tutto il territorio italiano.
HABITAT: acque correnti e lacustri fresche e ben ossigenate con fondali sassosi. È più tollerante per quanto riguarda temperatura e la qualità dell'ambiente e sembra in grado di utilizzare una più ampia base alimentare rispetto alla trota di torrente.
ALIMENTAZIONE: invertebrati acquatici e terrestri, pesci.
RIPRODUZIONE: avviene all'inizio della primavera. In Italia la riproduzione naturale di questa specie è piuttosto rara. La gran parte dei soggetti presenti nelle acque italiane proviene da allevamento.
VAL. ECONOMICO: elevato.

La trota fario è un salmonide indigeno delle nostre acque montane. Il suo corpo è slanciato ed elegante, a sezione leggermente ovale e compressa ai lati. La testa, robusta ma non molto grande, è munita di ampia bocca. Negli esemplari adulti, la mascella inferiore è più lunga di quella superiore. I denti sono presenti in gran numero nelle mascelle e sul palato. La trota fario, come tutti i salmonidi, reca sul dorso due pinne; la prima è centrale,di media grandezza e sostenuta da raggi molli. La seconda, piccola e di maggior spessore, è arretrata verso la coda. La coda delle fario è ampia, adatta alla vita nell'acqua rapida. Proprio la coda rende possibile la distinzione tra trota fario, che ha il margine quasi dritto, e e trota iridea, in cui il margine è più inciso. Le altre pinne hanno uno sviluppo modesto. La trota può raggiungere i 4-5 kg.

NOME LATINO: Salmo trutta fario (forma di torrente) (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE: Salmoniformes
NOME INGLESE: Brown trout

MORFOLOGIA: forma del corpo allungata e leggermente compressa lateralmente; testa robusta e bocca terminale grande munita di forti denti; colorazione molto variabile, dorso da bruno scuro in molti soggetti a quasi argenteo in altri, tipica tuttavia la presenza di piccole macchie nere, rosse e marrone o di altra sfumatura sui fianchi e sulla testa.
TAGLIA: 30-35 cm, sino ad un massimo di 50 cm in ambienti con una buona produttività.
DISTRIBUZIONE: nelle acque correnti di molte regioni italiane. È difficile dire quali popolazioni siano indigene e quali derivino da immissioni di materiale d'allevamento, spesso si origine transalpina o nord europea. Nell'Italia settentrionale sono anche presenti ibridi con la trota padana.
HABITAT: acque a corrente molto rapida, fresche, limpide e ben ossigenate con fondale roccioso, sassoso o ghiaioso.
ALIMENTAZIONE: invertebrati acquatici e terrestri, altri pesci.
RIPRODUZIONE: depone nel tardo autunno o all'inizio dell'inverno un numero modesto (1500-2000 per kg di femmina) di grosse uova (4-6 mm). La schiusa, con una temperatura ambientale di 10 °C ha luogo in 41 giorni. La maturità sessuale è raggiunta in un periodo variabile da 3 a 5 anni.
VAL. ECONOMICO: molto elevato.
NOTE: il nome di fario deriva dal tedesco "forelle".

Il triotto ha corpo relativamente slanciato e non molto compresso, piuttosto tozzo, con il dorso abbastanza arcuato che culmina verso il centro, dove sorge la pinna dorsale alta e sviluppata. La testa è piccola, con il muso corto e arrotondato. La bocca, dal taglio minuscolo, è leggermente rivolta in su, con il labbro superiore appena sporgente. Gli occhi sono abbastanza sviluppati e hanno iride gialla. La pinna caudale è sviluppata e incisa, con margini appuntiti. Anche la pinna anale è abbastanza lunga ed è inserita al termine di quella dorsale. Le pinne ventrali e le pettorali hanno modesto sviluppo. Rivestito di squame cicloidi abbastanza grandi e caduche, il corpo di questo piccolo pesce ha tinta azzurro grigia o bruno verdastra, con vivaci riflessi sul dorso, mentre i fianchi e il ventre sono argentei nei soggetti giovani, ma con sfumature vagamente giallastre o rossastre negli adulti. Questi sono anche caratterizzati da strisce longitudinali grigio brunastre, simili, ma meno marcate, a quelle del vairone. La pinna dorsale presenta tinta verde bruna, mentre le pinne inferiori sono grigie giallastre. Tutte le pinne sono talvolta lievemente rosate. La pelle è ricca di ghiandole mucose che la rendono viscida.

NOME LATINO: Rutilus rubilio (Bonaparte 1837)
FAMIGLIA: Cyprinidae
ORDINE: Cypriniformes
NOMI DIALETTALI: Triott, Vairon, Stria (Piem.); Trul, Triot, Strec (Lomb.); Pess zentil, Pessata, Faion (Trent.); Brussola, Aola bastarda, Brussolo (Ven.); Roviglione (Marc.); Lasca, Laschetta (Umb.); Rossella (Camp.)

MORFOLOGIA: forma del corpo allungata con curvatura ventrale piuttosto accentuata; testa piccola e muso arrotondato con bocca terminale; colorazione bruno-verdastra sul dorso, bianca sul ventre, lungo i fianchi è presente una linea scura. Le pinne pari e l'anale possono essere rossastre. La variabilità morfologica di questa specie è molto elevata in relazione alla distribuzione geografica ed anche alla possibilità, spesso verificata, di ibridazione con altri Ciprinidi
TAGLIA: 15 cm, 20 cm come taglia massima.
DISTRIBUZIONE: tutto il territorio italiano, tranne in Sicilia e Sardegna.
HABITAT: acque stagnanti o a corrente molto debole, ricche di vegetazione.
ALIMENTAZIONE: invertebrati di fondo, insetti, crostacei ed anche materiale vegetale.
RIPRODUZIONE: ha luogo tra Aprile e Giugno in acque basse e su fondale sabbioso o ghiaioso. I riproduttori sviluppano, in questo periodo, i "tubercoli nuziali" che si distribuiscono prevalente sul capo e sul dorso dei maschi. Le uova hanno dimensioni piccole (1 mm di diametro) e sono deposte in numero elevato. La schiusa avviene in 4-10 giorni, in relazione alla temperatura ambientale.
VAL. ECONOMICO: scarso.
NOTE: il triotto dei laghi di Comabbio e di Monate (Lombardia) è ritenuto ibrido con la scardola (Chiappi, 1902) o con l'alborella (Bellotti, 1904).