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La tinca ha corpo ovale allungato, alquanto gibboso e massiccio, ma nel complesso caratterizzato da linee arrotondate, anche nelle pinne, che gli conferiscono una certa eleganza. Piuttosto grossa e robusta, la testa ha gli occhi con iride rossa, non molti grandi, ma mobili. La bocca è piccola, orlata di grosse labbra con ai lati di ognuna un breve barbiglio. La pinna dorsale breve ma alta coi bordi arrotondati, si trova arretrata dopo il culmine della modesta gobba. La coda e possente e abbastanza ampia, anch'essa con profili arrotondati e poco incisi. Sviluppata anche l'anale, in posizione ancora più arretrata rispetto alla dorsale. Di media dimensione sono tutte le altre pinne. Negli esemplari maschi le pinne ventrali sono più lunghe e hanno il primo raggio dentellato. La pelle della tinca è spessa e ricca di ghiandole mucose che la rendono viscida, rivestita di piccolissime squame profondamente infisse. La livrea ha generalmente colorazione verde scuro sul dorso, sfumata in toni più chiari e giallastri sui fianchi e bianco giallastra sul ventre. Questi sono i colori tipici delle tinche che vivono in acque limpide e profonde come quelle lacustri. La livrea può essere altrimenti bruno verdastra o verde oliva pallido, a seconda del tipo di acque, di fondale e di profondità in cui la tinca vive.

NOME LATINO: Tinca tinca (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Cyprinidae
ORDINE: Cypriniformes
NOME INGLESE: Tench

MORFOLOGIA: forma del corpo massiccia e leggermente compressa lateralmente nella parte posteriore; squamatura molto piccola e superficie corporea ricoperta di secrezione mucosa; bocca terminale con labbra carnose e munite di due barbigli; pinne brevi ed arrotondate, pinna caudale quasi priva di concavità; colorazione verde-bruna sul dorso, verde-gialla sui fianchi, gialla sul ventre.
TAGLIA: 25-30 cm, raramente raggiunge e supera i 50 cm (2 kg di peso).
DISTRIBUZIONE: in tutto il territorio italiano.
HABITAT: acque stagnanti o a corrente molto lenta, ricche di vegetazione acquatica e con fondo melmoso; è più attiva di notte e sverna affondata nel fango.
ALIMENTAZIONE: invertebrati di fondo, ma anche materiale vegetale e detrito di fondo.
RIPRODUZIONE: depone verso la fine della primavera (tra Maggio e Luglio) in acque basse ricche di vegetazione con temperatura di 19-20 °C; il numero delle uova è elevato (circa 600.000 per kg di femmina), ma il diametro è molto piccolo (0,8-1 mm). La deposizione avviene in più momenti nell'arco di circa 2 mesi. Le uova schiudono in 3-6 giorni e le larve possiedono organi adesivi e rimangono, fino al riassorbimento del sacco vitellino, attaccate alle piante acquatiche. La crescita è piuttosto lenta; la maturità sessuale è raggiunta a due anni dai maschi e a quattro dalle femmine.
VAL. ECONOMICO: buono.
NOTE: è oggetto di allevamento negli stagni, spesso insieme con le carpe.

L'aspetto del temolo ricorda quello di una savetta o di un lavarello. Il suo corpo è armonicamente affusolato e compresso e si eleva gradatamente sul dorso, arcuandosi; la parte inferiore ha un andamento rettilineo. Relativamente piccola è la testa, di forma affusolata. La bocca, situata in basso, è estremamente piccola, ornata di labbra dure, munita di sottili dentini aguzzi e collegata alle mascelle da una membrana assai fragile che è spesso causa di perdita del pesce allamato perché facilmente lacerabile. L'occhio, grande, ha l'iride del caratteristico colore verde, la pupilla dorata. le sue dimensioni medie non superano i 50 cm e raramente i temoli superano il chilogrammo di peso. Il corpo del temolo è ricoperto di squame di media grandezza; ha una tinto grigio verdastra sul doro, sfumante nel grigio argenteo sui lati e nel bianco argenteo inferiormente, con striature longitudinali e piccole macchie scure sui fianchi. La pinna dorsale ha riflessi purpurei o viola aranciati che diventano indeiscenti all'epoca degli amori. Questa pinna presenta anche macchie nere. Violacee sono invece le pinne anale e caudale; grigio rosate tutte le altre.

NOME LATINO: Thymallus thymallus (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Tymallidae
ORDINE: Salmoniformes
NOME INGLESE: Grayling

MORFOLOGIA: forma del corpo affusolata; bocca terminale piccola, munita di piccoli denti; pinna dorsale molto sviluppata; squame circolari grandi; colorazione grigio verde sul dorso ed argentea sui fianchi, ventre bianco; la pinna dorsale si presenta spesso, negli individui adulti, con strisce giallo verdi. Nel periodo riproduttivo la dorsale dei maschi diventa iridescente.
TAGLIA: 30 cm a 3-4 anni (250 g), raramente raggiunge e supera i 50 cm (1 kg) a circa 10-14 anni di età.
DISTRIBUZIONE: corsi d'acqua dell'Italia settentrionale.
HABITAT: acque fluviali molto limpide, ben ossigenate ed a corrente non troppo rapida con fondo sassoso e ghiaioso con presenza di buche profonde. Ha abitudini gregarie. È specie molto sensibile agli inquinamenti delle acque e non si presta ad essere allevata.
ALIMENTAZIONE: invertebrati di fondo, larve di insetti, vermi ed insetti aerei.
RIPRODUZIONE: avviene in primavera (Marzo - Maggio) e la deposizione ha luogo su fondali sabbiosi o ghiaiosi a circa 50 cm di profondità. La pinna dorsale del maschio si presenta spesso, in questo periodo, bordata di rosso. Le uova sono di media grandezza (3 mm) e deposte in numero compreso tra 2000 e 8000 per femmina; generalmente vengono ricoperte di sabbia dopo la deposizione. La schiusa avviene in 3-4 settimane. Il sacco vitellino è piuttosto piccolo e viene consumato in pochi giorni. L'accrescimento è rapido: dopo un anno misurano 10-12 cm. La maturità è raggiunta a tre anni
VAL. ECONOMICO: buono.
NOTE: il nome deriva da "thymus" (timo), perché le carni hanno il caratteristico aroma che ricorda questa pianta.

Il corpo di questo pesce, che è il Ganoide più diffuso nell'Europa occidentale, e a sezione pentagonale, assai allungato, ricoperto parzialmente di placche ossee che sostituiscono le squame. La testa è lunga ed è appiattita inferiormente. Il muso, lungo e appuntito, è a rostro e vi pendono quattro corti barbigli. La bocca, piccola, priva di denti, protrattile e atta a succhiare, si trova sotto il muso. La pinna dorsale dello storione è molto arretrata e alta; l'anale è più elevata. Di forma eterocerca,simile a quella degli squali, è la caudale. Anche le pinne ventrali sono arretrate e distanti dalle pettorali.

NOME LATINO: Acipenser sturio (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Acipenseridae
ORDINE: Acipenseriformes
NOME INGLESE: Sturgeon
NOMI DIALETTALI: Sutrion armà (Lomb.)

MORFOLOGIA: forma del corpo affusolata a sezione approssimativamente semicircolare; testa coperta da una placca ossea; muso prominente lungo circa metà della lunghezza del capo; bocca inferiore anteriormente alla quale sporgono quattro barbigli; pinna caudale con lobo superiore più sviluppato; cinque serie di placche ossee rivestono la superficie corporea; colorazione verdastra sul dorso, fianchi di varie tonalità di grigio, ventre bianco.
TAGLIA: fino a 2 m i maschi e fino a 6 m le femmine (circa 400 kg di peso); è tuttavia sempre più rara la cattura di grossi esemplari.
DISTRIBUZIONE: risale nel Fiume Po ed in altri corsi d'acqua che sboccano nell'Adriatico settentrionale.
HABITAT: migra periodicamente dal mare in ambiente fluviale e vive in rapporto con i sedimenti.
ALIMENTAZIONE: molluschi, vermi, insetti acquatici e loro larve.
RIPRODUZIONE: avviene in acque fluviali a forte corrente e depone un numero assai elevato di piccole uova (fino ad oltre 2,5 milioni per femmina) che aderiscono alle pietre. La schiusa avviene in 3-6 giorni e la larva è lunga circa 9 mm. La migrazione dei giovani verso il mare avviene nel corso del secondo anno di vita. La maturità sessuale è raggiunta all'età di circa 8 anni per il maschio e di 12 anni per la femmina. Gli individui di taglia inferiore ad 1 m sono immaturi. Si conoscono ibridi ed anche con Huso.
VAL. ECONOMICO: elevato.
NOTE: fino al 1963 si riteneva che questa specie fosse presente anche lungo le coste atlantiche del Nord America. Si constatò poi che quella specie era diversa (forma degli scudi ossei e numero branchiospine) e fu classificata come A. Oxyrhynchus.

Il siluro, a prima vista, appare come un gigantesco pesce gatto. Ha il corpo molto allungato, appiattito anteriormente e cilindrico posteriormente, quasi anguilliforme. La grossa testa arrotondata e depressa termina con una larga bocca, orlata di spesse labbra e armata di numerosi piccoli denti, cui segue un'ampia gola. Gli occhi sono piccolissimi e fra ogni occhio e il labbro superiore sporgono due lunghissimi barbigli, mentre altri quatto, più corti, spuntano sotto le labbra inferiori. La pelle del siluro è glabra, ossia non ha scaglie, ed è spessa e viscida perché ricchissima di ghiandole mucose. Superiormente la tinta è grigio olivastra o bruno verdastra, con marmoreggiature nere e grigie, sui fianchi e sul ventre è olivastra chiara o giallastra con riflessi argentati. La breve pinna dorsale è munita di una forte spina collegata con ghiandole velenifere, come quella che si trova dinanzi a ogni pettorale, subito dietro l'apertura branchiale. Queste tre spine sono velenose come quelli presenti sul pesce gatto. In caso di punture possono procurare effetti dolorosi e la loro azione non cessa con la morte del pesce. La coda è arrotondata e piccola, lunghissima la pinna anale, modeste le ventrali.

NOME LATINO: Silurus glanis (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Siluridae
ORDINE: Siluriformes
NOME INGLESE: Wels

MORFOLOGIA: testa larga e piatta; bocca larga; la mascella superiore è munita di due lunghi barbigli, quella inferiore è munita di 4 barbigli corti; corpo privo di scaglie; pinna dorsale piccola e posta in posizione anteriore; pinna anale assai lunga; colorazione bruno nera sul dorso, marmorizzata sui fianchi, bianca sul ventre.
TAGLIA: a 4 anni circa 50 cm e 2 kg; a 10 anni 100 cm e 10 kg; le dimensioni massime 3-4 m e 200 kg
DISTRIBUZIONE: recentemente introdotto dall'Est Europa in alcuni stagni dell'Emilia e nel Po; alcuni esemplari sono stati pescati nel Ticino, nel Lago Maggiore, Lugano e Garda.
HABITAT: acque lacustri e fluviali a corso lento; durante il giorno trova rifugio in buche o nel fango; di notte diviene attivo nella ricerca di cibo; trascorre l'inverno in condizioni di letargia.
ALIMENTAZIONE: è avido cacciatore di pesce e, occasionalmente, topi ed anatroccoli.
RIPRODUZIONE: per la deposizione necessita di una temperatura di almeno 20 °C, la presenza di ricca vegetazione e la costruzione, da parte del maschio, di un nido di detrito vegetale; le uova (3 mm) sono custodite dal maschio per 3 giorni fino alla schiusa. Le larve, alla schiusa, misurano 7 mm e, pur essendo dotate di sacco vitellino, sono già in grado di alimentarsi; ad un mese di età la lunghezza è di 3-4 cm, ad un anno la lunghezza è di circa 20cm
VAL. ECONOMICO: modesto.

Molti confondono lo scazzone con una piccola bottatrice, altri invece lo ritengono uno stretto parente del ghiozzo. In effetti la somiglianza con quei due pesci è tanta. Lo scazzone ha corpo conico-cilindrico che si va assottigliando verso la coda. La grossa testa è spinosa, larga e depressa, più voluminosa nei soggetti maschi. Il muso breve e con un'ampia bocca orlata di spesse labbra. Gli occhi sono ravvicinati e posti in alto, come sempre nei pesci di fondo. Sul dorso spiccano due pinne contigue, con la prima breve e spinosa. La pinna caudale ha il margine un po' arrotondato, modeste l'anale e le ventrali. Le pinne pettorali sono invece molto ampie e si aprono a ventaglio, permettendo al pesce di aderire saldamente al fondo anche in acque molto veloci. Privo di squame, lo scazzone ha la pelle assai viscida e dalla colorazione che varia a seconda dell'habitat: generalmente è bruno grigiastra o marrone verdastra sul dorso, con macchioline scure sparse anche sui fianchi e sulle pinne. Il ventre è biancastro.

NOME LATINO: Cottus gobio (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Cottidae
ORDINE: Scorpeniformes

MORFOLOGIA: è caratterizzata da una testa di notevoli dimensioni e da un progressivo assottigliamento del corpo verso la coda; la bocca è ampia e munita di piccoli denti; occhi molto sviluppati e situati nella parte superiore della testa; pelle priva di squame; pinna dorsale doppia e pinne pettorali molto sviluppate; opercolo branchiale munito di due spine; è privo di vescica natatoria; colorazione assai variabile in relazione all'ambiente (ha infatti caratteristiche mimetiche molto accentuate); tonalità di colorazione variabili tra il bruno ed il grigio sul dorso e bianco sul ventre.
TAGLIA: 10-15 cm.
DISTRIBUZIONE: Italia settentrionale e, parzialmente, nell'Italia centrale.
HABITAT: corsi d'acqua limpida ed a corrente rapida; rive sassose di laghi.
ALIMENTAZIONE: invertebrati quali larve acquatiche di insetti e uova ed avannotti di altri pesci.
RIPRODUZIONE: la riproduzione avviene tra Marzo e Maggio; la femmina depone un centinaio di uova in una buca scavate e ripulita tra i sassi. Le uova (2-2,5 mm di diametro) vengono custodite dal maschio fino alla schiusa che avviene entro 3-4 settimane. Il sacco vitellino nutre le larve per 10-12 giorni. La maturità è raggiunta nel secondo anno di vita.
VAL. ECONOMICO: nullo.

Il corpo della scardola è tozzo e la linea mediana dorsale e arcuata, per cui la sua forma risulta ovale. Le squame sono grandi, lucenti e circolari, e si differenziano nettamente le une dalle altre. La pinna dosale, situata tra le ventrali e quella anale, è costituita da una dozzina di raggi, di cui i primi due o tre no sono divisi. La pinna caudale di medie dimensioni ed è caratterizzata da un'incisione centrale che la separa in due lobi. Sul dorso la scardola e verde bruna, sui fianchi giallo verde, mentre sul ventre è argentea. Sulle pinne si osservano sfumature rosse o aranciate; negli esemplari giovani la pinna caudale è decisamente rossa. Ha la bocca rivolta obliquamente verso l'alto con labbra prive di barbigli. La testa è piuttosto piccola; gli occhi sono grandi e di coloro rosso, caratteristica da cui deriva il nome scientifico, nonché gran parte di quelli dialettali italiani e quelli stranieri. Raramente supera i 20 cm di lunghezza e solo verso i dieci anni d'età raggiunge il peso di 200-400 g. Capita ma solo raramente, di pescare scardole da record, lunghe fino a 40 cm e dal peso di circa un chilogrammo.

NOME LATINO: Scardinius erythrophthalmus (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Cyprinidae
ORDINE: Cypriniformes
NOME INGLESE: Rudd
NOMI DIALETTALI: Scavarda (Piem.); Piotta, Sgarsola, Sgardel (Lomb.); Scardeva, Sgiardul (Ven.); Scherdua, Scherdula, Sgherza (Emil.); Scardafa (Umb. & Laz.); Scalbatra (Tosc.); Marocchio, Scardafa (Abr.)

MORFOLOGIA: forma del corpo ovale, compressa lateralmente; bocca leggermente rivolta verso l'alto; squame circolari grandi; iride dell'occhio di colore dorato con riflessi rossi; colorazione bruna sul dorso, giallo dorata sui fianchi, argentea sul ventre, pinne più o meno intensamente colorate di rosso.
TAGLIA: 20-30 cm (200-400 g), più raramente 35-40 cm (500- 1000 g).
DISTRIBUZIONE: in tutta l'Italia settentrionale e peninsulare, Sicilia inclusa.
HABITAT: nei laghi ed ambienti stagnanti in generale ed in fiumi a corrente molto moderata con abbondanza di vegetazione acquatica; ha abitudini gregarie.
ALIMENTAZIONE: materiale vegetale ed invertebrati acquatici sia planctonici che bentonici.
RIPRODUZIONE: riproduce tra Aprile e Giugno, ma, in ambienti favorevoli, si possono avere diverse ondate riproduttive fino ad Agosto; il numero di uova è molto alto (oltre 200.000 per kg di femmina, diametro 1,5 mm) e vengono deposte su piante acquatiche; la schiusa avviene in 3-10 giorni in relazione alla temperatura dell'acqua; le larve rimangono attaccate alle piante fino al riassorbimento totale del sacco vitellino (3-4 giorni). I maschi sono maturi a due anni, le femmine a tre.
VAL. ECONOMICO: molto scarso.

La sanguinerola è un pesce minuscolo e vivace dal corpo allungato e non molto depresso, con la testa un po' grossa e il muso arrotondato. La bocca, appena rivolta verso il basso, ha il labbro inferiore sporgente. La pinna dorsale, collocata poco dietro la metà del corpo, è abbastanza sviluppata,come la la coda che è nettamente incisa ma con i lobi arrotondati. Di medio sviluppo le altre pinne, con l'anale più arretrata rispetto alla dorsale. La sua livrea normalmente è rivestita di squame piccolissime, è grigio verde dorsalmente e argentata nella regione ventrale. Sui fianchi, a separare le due tinte di sfondo, corre una stria giallo dorata, a sua volta solcata da macchie allungate verticalmente, bruno scure. Inoltre, alla base della pinna dorsale corre una striscia nera e dello stesso colore sono alcuni puntini dorsali e una piccola macchia rotonda alla base della coda. Le pinne giallastre sono venate di rosso.

NOME LATINO: Phoxinus phoxinus (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Cyprinidae
ORDINE: Cypriniformes
NOME INGLESE: Minnow
NOMI DIALETTALI: Vairon, Amarot (Piem.); Fregarolo, Cent'in boca (Lomb.); Lanfresca, Bressanella, Varone, Lisotta, Salgarola, Botola (Ven.)

MORFOLOGIA: corpo allungato ed affusolato; squamatura molto piccola; la pinna dorsale unica; la colorazione è bruno olivastra sul dorso; durante il periodo riproduttivo il ventre delle femmine si colora intensamente di rosso e blu.
TAGLIA: attorno a 10 cm, raramente raggiunge i 12-15 cm.
DISTRIBUZIONE: si trova soltanto sulle Alpi e nella Pianura Padana (Fiume Po e suoi affluenti di destra e di sinistra e lungo le rive di molti ambienti lacustri).
HABITAT: acque torrentizie e lacustri fresche, limpide e ben ossigenate, preferibilmente in ambiente montano dove vive in piccoli banchi, spesso in compagnia con giovani di trota.
ALIMENTAZIONE: invertebrati di fondo, insetti aerei e piccoli pesci.
RIPRODUZIONE: le femmine depongono le uova tra i sassi in più riprese tra Aprile e Giugno in zone di pianura e tra Luglio e Agosto in zone di montagna. Il diametro delle uova è di poco superiore al millimetro e la schiusa avviene entro una decina di giorni. La maturità sessuale è raggiunta dopo un anno ad una taglia di circa 4-5 cm.
VAL. ECONOMICO: nullo, è tuttavia spesso commerciato come esca viva..
NOTE: è il solo ciprinide presente nelle zone tipiche per le trote nei torrenti di montagna. Viene spesso introdotta nei piccoli laghi d'alta quota come nutrimento per le trote.

Il salmerino è specie autoctona delle nostre acque di alta montagna. La morfologia di queste pesce è affine a quella della trota. Il corpo del salmerino ha la stessa eleganza di quello della trota, sebbene nel complesso sia più tondeggiante e abbia testa più massiccia. Il muso è arrotondato, con la bocca ampia armata di denti ricurvi disposti sulle mascelle, sulla lingua e in posizione posteriore sul vomere. Identica a quella della trota è la disposizione delle pinne; è presente anche la pinnula adiposa dorsale, ma la caudale è più forcuta e negli esemplari giovani è quasi diritta. Nei laghi profondi può toccare gli 80 cm di lunghezza e oltre i 10 kg di peso.

NOME LATINO: Salvelinus Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE: Salmoniformes
NOME INGLESE: Char
NOMI DIALETTALI: Salmarin (Ven.)

MORFOLOGIA: forma affusolata lievemente compressa lateralmente; morfologicamente assai simile alla trota; incavo della pinna caudale più pronunciato che nella trota; la colorazione è molto variabile, talvolta è grigio argentea sul dorso e bianca sul ventre; più comunemente il dorso è olivastro e bruno, i fianchi più chiari con macchie tondeggianti, durante il periodo riproduttivo il ventre soprattutto dei maschi si colora di rosso vivo, mentre le pinne si orlano di bordi bianchi e rossi.
TAGLIA: molto variabile da ambiente ad ambiente; normalmente tra 20 e 30 cm, in ambienti più favorevoli all'accrescimento anche 40-50 cm eccezionalmente 80 cm con un peso di 8 kg.
DISTRIBUZIONE: specie introdotta in Italia dal Nord delle Alpi; è presente nei laghi del Trentino (fino ad una quota di 2300 m s.l.m.), nel Lago di Como, Lugano e Maggiore e Mergozzo ed in alcuni laghi dell'Appennino modenese; mancano informazioni sulla sua eventuale distribuzione altrove.
HABITAT: acque lacustri profonde fredde (temperature inferiori a 18 °C) e ben ossigenate.
ALIMENTAZIONE: organismi bentonici, insetti acquatici, zooplancton, crostacei in genere e piccoli pesci.
RIPRODUZIONE: riproduce nel corso del tardo autunno. Le uova misurano 4-4,5 mm di diametro e vengono deposte tra i sassi in numero di 2-3000 per kg di femmina. In relazione alla temperatura dell'acqua, le uova possono richiedere anche oltre due mesi per giungere alla schiusa. Le larve (15 mm in lunghezza) hanno un sacco vitellino di grandi dimensioni che fornisce alimento per circa un mese. I giovani presentano circa 9 bande scure verticali e talvolta anche vermicolature sul dorso.
VAL. ECONOMICO: buono.

Per la sua sagoma, Il pigo può ricordare il più diffuso triotto, m da questo differisce per altri elementi come la livrea e le dimensioni. Il corpo ha il dorso alto con squame arrotondate ed è reso vischioso dal muco prodotto da numerose ghiandole. La testa del pigo è piccola, con occhio grande e muso appuntito, dal taglio rivolto all'insù. È privo di denti, sostituiti come negli altri ciprinidi, da placche faringee. Il pigo raggiunge al massimo i 50 cm di lunghezza, ma più frequentemente si pescano esemplari compresi tra i 30 e i 40 cm. Anche per il peso, che si aggira solitamente dai 500 g al chilo e mezzo, vi possono essere eccezioni; alcuni esemplari arrivano fino a 3 kg. I colori della livrea differenziano il pigo dal cavedano e dalla scardola, con i quali viene confuso a causa del ventre argentee. In realtà, il pigo ha tinte meno argentate, Il suo dorso è infatti grigio verdastro e sfuma sui fianchi in un colore giallastro bronzeo con riflessi dorati.

NOME LATINO: Rutilus pigus (Lacepède 1804)
FAMIGLIA: Cyprinidae
ORDINE: Cypriniformes

MORFOLOGIA: corpo affusolato e compresso lateralmente; testa piccola e bocca molto piccola situata inferiormente; grosse squame circolari; colorazione bruno-verdastra sul dorso che va schiarendosi sui lati, bianco il ventre.
TAGLIA: 25-30 cm (300 g); raramente 40-50 cm (1 kg).
DISTRIBUZIONE: grandi laghi e fiumi dell'Italia settentrionale.
HABITAT: litorali scoscesi e laghi profondi.
ALIMENTAZIONE: materiale vegetale ed invertebrati bentonici.
RIPRODUZIONE: depone in Aprile-Maggio su pietre e piante acquatiche in bassi fondali; le uova sono piccole (1 mm di diametro) e schiudono in 4-10 giorni.
VAL. ECONOMICO: modesto.

Come tutti i Perciformi, il persico trota ha caratteristiche morfologiche che, tra l'altro, lo avvicinano al suo stretto parente, il persico sole. Il suo corpo ha una linea ovale molto alta e piuttosto tozza e massiccia, dalla forma un po' allungata e compressa lateralmente, che ne denota la considerevole robustezza. Anche la testa è grande ed è lunga circa un terzo del corpo, con una bocca ampia e dal taglio obliquo verso l'alto, orlata di spesse labbra e armata di denti fitti disposti sul mascellare, sul vomere e sul palato. Gli occhi grandi e vivaci ricordano quelli del persico sole. Le squame piccole e lisce ricoprono il corpo del persico trota, la cui tinta predominante è il verde, più chiaro sui fianchi e con riflessi argentei sul ventre. Macchie nerastre appaiono sopra gli opercoli e lateralmente lungo il corpo. Una banda longitudinale costituita da macchie scure ravvicinate contrassegna i fianchi dei più giovani e gradatamente tende a scomparire con l'età, mentre due brevi strisce scure segnano le guance. La pinna dorsale è divisa in due parti contigue: la prima è bassa e breve, sorretta da 9 o 10 raggi spinosi; la seconda, posteriore, è ampia, arrotondata e sorretta da raggi cornei molli. Quella caudale è ampia, robusta, appena incisa con i margini arrotondati. La pinna anale è contrapposta alla seconda dorsale, ma è più piccola e ha i primi tre raggi spinosi. Pettorali e ventrali hanno sviluppo normale.

NOME LATINO: Micropterus salmoides (Lacepède 1802)
FAMIGLIA: Centrarchidae
ORDINE: Perciformes
NOME INGLESE: Large mouth bass
NOMI DIALETTALI: Boccalone (Lomb. e Piem.)

MORFOLOGIA: corpo moderatamente allungato e compresso lateralmente; testa molto grande e bocca molto ampia con mascella inferiore prominente; pinna dorsale lunga e unica con i primi raggi spinosi; colorazione verde scura sul dorso che sfuma al verde chiaro sui fianchi ed all'argento sul ventre; fascia longitudinale nerastra, ben distinta soprattutto nei giovani.
TAGLIA: 40-60 cm (2 kg) a 4-5 anni di età; eccezionalmente può raggiungere i 70 cm e superare i 10 kg.
DISTRIBUZIONE: specie introdotta dal Nord America; in Italia la sua distribuzione è limitata alle regioni settentrionali.
HABITAT: ambienti lacustri e fluviali con corrente molto lenta, ricchi di vegetazione acquatica.
ALIMENTAZIONE: invertebrati ed altri pesci, specialmente giovani ciprinidi.
RIPRODUZIONE: la deposizione ha luogo tra Marzo e Luglio in 1-2 metri d'acqua ad una temperatura preferenziale di 20 °C; le uova sono deposte in una buca e vengono custodite dalla femmina che continua nella protezione dei piccoli nati per alcuni giorni, fino alla loro dispersione. La maturità sessuale è raggiunta a tre anni
VAL. ECONOMICO: buono.
NOTE: introdotto dall'America per la prima volta in Europa in Germania nel 1883, in Italia fu immesso nei primi anni del 900 nei laghi di Comabbio e Monate.