Serve egregiamente nella pesca del black-bass e, in misura minore, in quella del luccio.
Sceglieremo rane non più lunghe di dieci (con le gambe distese), ed eseguiremo l'innesco, trapassando l'anfibio in punta di labbra, con un amo semplice n. 4-5.
La rana si usa su lenza libera, lanciando e recuperando lentamente ed a intervalli regolari.
L' abbocco si manifesta con una vigorosa bollata, se l'esca è a galla, o con il semplice tendersi del naylon, se l'esca è sommersa.
In entrambi i casi, prima di ferrare, si deve dare al pesce il tempo di inghiottire, altrimenti otterremo solo di strappargli la preda di bocca.
Esplorando zone notoriamente frequentate da lucci, occorrerà servirsi del finale d'acciaio.
Autore: pescaonline
Polenta
Dire polenta e come dire carpa, poiché da decenni la pesca alla regina dei ciprinidi si pratica con questo impasto, che tanto piace anche agli uomini!
La polenta da carpa comunque, anche se l'ingrediente di base è la farina di mais contiene qualche additivo in più di quello che serve per nostro uso alimentare.
Ogni pescatore di carpe che si rispetti ha la sua ricetta segreta per preparare la polenta: c'è chi aggiunge il formaggio, chi il miele, chi del liquore dolce, chi il sangue...
Ed ognuno è certo che alla base del successo stia proprio quell'aggiunta in più. Effettivamente se una pasta ha più sapore di un'altra, il pesce sente la differenza, ma è cosa certa che il risultato positivo o meno dipende prima di tutto dalla pasturazione che avremo eseguito!
E per pasturare dovremo avvalerci della medesima polenta con cui poi pescheremo!
Per la carpa dovremo eseguire la cibatura almeno per tre giorni consecutivi; il quarto giorno si sta inattivi, ed il quinto si inizia a pescare. Affinché la polenta o pasta gialla regga l'amo, conviene aggiungerci della farina bianca, che getteremo per prima nella pentola d'acqua bollente, fino ad ottenere una vera e propria farinata, come quella che faceva la nonna, poi vi uniremo un po' alla volta la farina di mais.
Quando l'impasto è diventato abbastanza gommoso, lo si toglie dal fuoco e si fa raffreddare.
Nel frattempo si può condire la polenta con della vaniglia, e questo è davvero consigliabile o con ogni altro additivo che emani profumi gradevoli. In quanto all'innesco, copriremo un amo forgiato, storto, del numero 4-5 con pallottole di pasta grosse come ciliege.
Pesce vivo
Col vivo si insidiano i pesci predatori, quelle specie cioè che vivono a spese dei loro simili di più piccole dimensioni.
Non esiste un pesce esca standard, che vada bene per tutti i carnivori, poiché sappiamo bene che a questa categoria appartengono pesci delle più svariate proporzioni e di diverse pretese.
Ad un luccio per esempio non potremo offrire lo stesso pescetto con cui insidiamo il cavedano o il persico, ed è ancor più vero il caso contrario!
Vediamo dunque di associare logicamente predati e predatori.
Il predone per eccellenza, il luccio, predilige "vivi" da 12-15 centimetri, che abbiano una certa consistenza e possano occupare un posto di rilievo nel suo capiente stomaco!
Esche più piccole otterrebbero solo di farci allamare luccetti di misura irrisoria. Il pesce ideale per l' esocide è di solito la scardola, che frequenta il suo stesso ambiente, così come il triotto, ma avranno ottima resa pure i cavedanelli, i vaironi (nei fiumi) ed i barbi ( pescando col galleggiante).
Il persico trota, pur raggiungendo i tre o quattro chili di peso, è reperibile in
genere di taglia assai inferiore, per cui sono consigliabili esche che non superino i 10 centimetri.
In quanto alle specie da preferirsi, sono le solite indicate per il luccio.
Il persico reale predilige invece: il cobite, pesciolino facilmente catturabile con un retino nelle correntine dei fiumi del piano.
In mancanza di cobite però si può sempre orientarci verso l'alborella di 6-7 centimetri, che darà ugualmente buoni frutti.
Il cavedano, che non è carnivoro propriamente detto, ma che sa esserlo al momento opportuno, assale pesci- esca della stessa grandezza indicata per il persico reale, cioè 6 centimetri circa.
I migliori da usarsi sono: in estate il ghiozzo, il cobite e l'alborella;
in inverno il vairone. E nella stagione fredda si possono tranquillamente adoperare vaironi di quasi 10 centimetri, poiché i cavedani invernali sono in prevalenza di grossa mole.
Per anguille e bottatrici, va bene qualsiasi pescetto di 7-8 centimetri, purché si abbia l'accortezza di non innescare pesci di fondo che abbiano la brutta abitudine di infilarsi sotto qualche pietra.
La grossa trota di fiume è di gusti più raffinati, ed ha una spiccata preferenza per il vairone.
Alle trote dei laghetti alpini serviremo invece le sanguinerole.
Patata
Altra esca per la carpa, la patata non deve essere bollita troppo, altrimenti al momento del lancio si sfalda e non arriva a destinazione.
Per innescarla ci serviremo di un'ancoretta n. 9-10, che incorporeremo nel pezzetto di patata, con lo stesso sistema indicato per il formaggio groviera.
Pane
Pur essendo un'esca per tutte le stagioni, il pane viene correntemente adoperato nei mesi freddi.
Esclusi i carnivori, tutti gli altri pesci mangiano il fiocco di pane.
Si innescano pezzi di mollica, freschissima e cotta poco, grandi come una mora di rovo, facendoci passare delicatamente l'amo dentro e schiacciando poi con le dita il pane attorno alla paletta.
Il boccone anche senza l'intervento del pesce, si perde ad ogni passata, ed occorre perciò rinnescare continuamente. Ma è una fatica sopportabile, poiché col fiume ed il tempo in buone condizioni, le tirate non mancheranno!
L' amo per il pane è un n. 12-13, fine, a gambo lungo, di colore bianco.
Con questa esca basta pasturare all'arrivo sul fiume e durante l'azione di pesca, con palle di pane, fatto macerare in acqua, ridotto in poltiglia e ben strizzato.
Lombrico
Quando i bigattini non erano diffusi, il ruolo di esca regina apparteneva al lombrico, impiegato intero per i pesci grossi o a pezzetti per la minutaglia. Oggi il suo uso ha subito un calo notevole, ed anzi alla passata sono davvero pochi a servirsene.
Le due specie di vermi più adatti per la pesca sono il lombrico di fango e il lombrico di letame.
Il primo, più grosso e di color grigio-marrone è adatto alla pesca a fondo, in special modo anguille, ma anche per carpe e tinche; il secondo, di dimensioni ridotte e di colore rosso, si presta alla pesca alla passata per barbi e cavedani. Il momento migliore per la pesca col lombrico alla passata si ha con acque velate da recenti scrosci e magari aumentate leggermente
di livello. Altra situazione favorevole all'uso del lombrico: le foci di torrenti limpidi che immettono nel fiume torbido.
L' uso del grosso verme di fango, a fondo, è invece legato ad acque decisamente torbe.
Non dimentichiamo inoltre che il lombrico, preferibilmente di fango, rappresenta l'esca primordiale per le trote di torrente, che difficilmente lo rifiuteranno, qualunque sia il colore delle acque.
Il persico gradisce invece il rosso lombrico di letame che, essendo molto più mobile dell'altro, stimola maggiormente l'attenzione di questo predatore.
Se molto piccolo, il lombrico rosso conviene innescarlo in coppia, di cui uno starà sul gambo dell'amo, l'altro sulla curva.
Larva di tipula
Conosciuta col nome dialettale di gatoss o dormiente, questa larva si presenta come un grosso bruco, privo di zampe e di colore bruno.
Risulta un' esca formidabile specialmente in primavera e all'inizio dell'estate, ed è appetita da tutti i pesci di discrete dimensioni.
Nelle correnti dei fiumi è capace di dare ottimi risultati alla passata, con barbi e cavedani, mentre nei laghi, sempre con lenza munita di galleggiante, costituisce un boccone di prim' ordine per il persico reale.
Oltre che riuscire gradito al palato dei pesci, il gatoss deve gran parte della sua attrattiva, ai continui divincolamenti che esegue una volta messo all'amo!
I suoi convulsi movimenti perciò sono essenziali, e, al fine di non impedirglieli, occorre innescarlo con molta cura e appena in superficie.
Osservando la larva da vicino, si nota ad una estremità la piccolissima testa munita di tenagliette, dall'altra delle puntine carnose, seminascoste e poste in circolo, che formano una specie di crestina.
Per l'innesco, bisogna premerlo con le dita nella zona posteriore,in modo da far sporgere per intero la crestina e trafiggerla da parte a parte.
Non si può forarlo in nessun altro posto, altrimenti si svuota delle interiora e resta un involucro vuoto!
L'amo, che rimane tutto scoperto, deve essere piuttosto piccolo e di colore scuro: un n. 13, fine, a gambo corto andrà benissimo.
Detta esca si può reperire, negozi a parte, cercando sotto i sassi poco affondati del bagnasciuga dei torrenti collinari, con acque non inquinate.
Per la conservazione, va tenuta al fresco, in recipienti con terra umida e foglie d'insalata o borracina.
Larva di perla
Il suo nomignolo più diffuso è verdina, ed è un'esca eccellente per la pesca a fondo del barbo. Il periodo migliore da usarla coincide col mese d'aprile, quando i barbi, lasciati i rifugi invernali, rientrano in corrente, apprestandosi alla frega.
Per la ricerca delle verdine occorre recarsi sugli stessi torrenti ove prosperano i gatoss, con la sola differenza che le prime sono reperibili anche a maggiore altitudine.
La verdina è una larva acquatica, come lo sono del resto tutte le larve di effimere, per cui la cercheremo sollevando i massi del fondo, cui sta aggrappata.
La riconosceremo facilmente da altri eventuali animaletti, perché, a differenza di tutti questi, si metterà a correre sulla pietra rivoltata, cercando di portarsi nella parte sottostante.
La sua forma inoltre è inconfondibile: triangolare, con la testa larga e addome appuntito, da cui si originano tre filamenti divergenti.
La larva si conserva in frigorifero, in scatole con trucioli di legno o borracina completamente asciutta.
Per la pesca del barbo, si innescano due larve, la prima delle quali infilzata totalmente per coprire il gambo dell'amo, la seconda invece trapassata leggermente sulla schiene, dall'addome verso la testa.
L'amo sarà del n. 12 a gambo lungo, scuro e forgiato.
Larva di friganea
Questo altro efemiride, noto come portasassi o portalegna, a seconda dell'involucro che si è fabbricato per trascorrere il periodo larvale, vive nel medesimo ambiente della verdina, e cercando le une, troveremo certamente anche le altre.
Mentre però le verdine si muovono liberamente i portasassi se ne stanno con l'astuccio incollato sopra o sotto i macigni.
Prima di essere appesa all'amo la larva di friganea va messa a nudo, e lo faremo troncando in due il tubicino che la ricopre. Ci apparirà allora un buchetto lungo circa due centimetri, giallo, con testina nera, che innescheremo da solo o in coppia.
Per l'innesco singolo, copriremo interamente l'amo, trafiggendo la larva da un'estremità all'altra; per l'innesca duplice non si fa altro che aggiungere una seconda larva sulla punta dell'amo, nello stesso modo descritto per i bigattini.
Non omettiamo di dire che il portasassi è un'esca tipica dei mesi di piena estate e che se ne fa il maggior uso per la pesca alla trota.
Nei fiumi a carattere torrentizio comunque otterremo risultati soddisfacenti anche impiegandolo alla passata per altri pesci, quali barbi, cavedani e panciuti vaironi.
Crisalide del baco da seta
Questa è un' esca estiva e la sua resa maggiore si verifica proprio nelle giornate calde e assolate. Le crisalidi si possono trovare in vendita già pronte per l'uso in tal caso inscatolate o essiccate.
Quelle essiccate vanno sottoposte a bollitura, ed occorre cuocere fino a quando non cessano di galleggiare.
È bene sapere che durante la cottura le crisalidi emanano un odore poco gradevole e difficile da togliere all'interno di un'abitazione;
Meglio quindi eseguire la bollitura all'aperto!
Richiedono pasturazione preventiva di un paio di giorni almeno e, pur essendo gradite a tutti i ciprinidi, permettono di solito la cattura di cavedani, carpe e barbi.
Pescheremo alla passata, radendo il fondo, nei giri d'acqua o in lente correnti. L'amo del caso sarà un n. 10, fine, brunito.
