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Evitare i pescatori: ancor prima di cercare i pesci, preoccupatevi di scansare i pescatori. La compagnia è una bella cosa in occasione di gite turistiche o di passeggiate al mare, ma sul torrente è decisamente da evitare. Prima di iniziare a pescare controllate di non avere vicino altri pescatori in un raggio di almeno 50 metri, il minimo indispensabile per una mattinata di pesca sul torrente. La cosa cambia se si desidera pescare in compagnia di un pescatore con il quale esiste già un buon affiatamento; in questo caso è sufficiente organizzarsi e coordinare le manovre di pesca per divertirsi insieme.

Mimetismo: cercare di essere i più mimetici possibili significa per prima cosa, evitare di indossare vestiti dai colori sgargianti, molto accattivanti da un punto di vista estetico ma altrettanto ben visibili dalle trote. In realtà la cosa essenziale è quella di avvicinarsi all’acqua cercando la copertura visiva che i massi lungo la riva del torrente possono offrire; evitare nel modo più assoluto di camminare in posizione eretta , agitando la canna e facendo volteggiare decine di metri di coda di topo. Mantenersi bassi è sufficiente per avvicinare qualsiasi trota, tenendo presente che tanto più la trota è in superficie, tanto più ristretto è il suo campo visivo: ad esempio, nel caso di una trota posizionata a mezzo metro di profondità, un pescatore che mantenga una posizione inginocchiata, può essere certo di non essere visto fino a 6-7 metri di distanza. Nel caso specifico della pesca in fine-buca, condizione nella quale le trote sono praticamente in superficie, generalmente è possibile portarsi addirittura a distanza di 2-3 metri dalla trota senza che questa possa allarmarsi; naturalmente per far questo è necessario tenere il busto bassissimo e possibilmente mantenere una posizione seduta su massi appena affioranti dall’acqua.

Gli spostamenti: se non farsi vedere da una trota può essere relativamente facile, veramente difficile è non farsi sentire: questa è la componente più importante del mimetismo e dell’avvicinamento alla trota. Nel camminare sul fondo sassoso della riva di un torrente si producono rumori che si trasmettono nell’acqua e che i pesci sono abituati ad interpretare come segnali di pericolo. E’ sufficiente smuovere inavvertitamente una pietra con un piede per vedere immediatamente, nel bel mezzo di una schiusa, tutte le trote di una buca smettere di bollare.
Quindi nello spostarsi sulla riva cercare, nei limiti del possibile, di non camminare pesantemente; è importante cercare di poggiare i piedi su sassi di grosse dimensioni e quindi di maggiore stabilità; evitare di camminare su piccole pietre che inevitabilmente producono rumore sotto il peso del corpo ed ancora di più, evitare di calpestare la ghiaia fine o rami secchi. Questi suggerimenti possono, da soli, fare la differenza in termini di pescato alla fine della giornata di pesca.

Non entrare in acqua: questa è un’altra regola fondamentale nel corretto avvicinamento al pesce. Evitare nel modo più assoluto di entrare con i piedi in acqua. Camminate con la massima discrezione sempre sulla riva del torrente senza neppure toccare l’acqua con la punta dei piedi perché questo è senza alcun dubbio il modo migliore di fare scappare tutte le trote della zona. Pescare dalla riva crea maggiori difficoltà, questo è vero, ma rende molto, molto di più.

Questi riportati qui sotto sono dei semplici consigli che ti permetteranno di pescare bene ovunque:

Acque facili e acque difficili: questa improbabile distinzione rappresenta un ritornello ricorrente prima di ogni uscita di pesca, soprattutto parlando con chi ha già visitato un certo ambiente e nel definirlo si basa esclusivamente sull'esperienza di quel giorno. In realtà non si dovrebbero mai esprimere giudizi se non dopo aver effettuato un certo numero di uscite, in quanto i risultati parziali sono pesantemente soggetti a fattori ambientali e meteorologici, molto spesso imprevedibili e di immagini del tutto anomale. In mancanza di informazioni attendibili, al pescatore non resta che affidarsi al proprio "senso dell'acqua". Il problema logistico può essere parzialmente aggirato con la consultazione di cartine militari in scala 1:25.000 declassate, ossia non più coperte da riservatezza e in vendita presso le grandi librerie. In tal modo, si eviteranno inutili perdite di tempo alla ricerca di strade di accesso e si potrà inoltre verificare la presenza di insediamenti urbani, causa di forme di inquinamento.

Attenzione, però: le cartine militari vengono declassate dopo un certo numero di anni e alcuni rilievi risultano notevolmente superati dall'edificazione selvaggia degli ultimi decenni. L’ultima parola spetta dunque al controllo diretto del luogo di pesca. Per le zone alpine e appenniniche occorre anche mettere in preventivo la presenza di sbarramenti per scopi idroelettrici o irrigui che in troppi casi lasciano al secco parecchi chilometri di torrente, spesso in periodi molto delicati (l'autunno e l'inverno) durante i quali avviene la riproduzione dei salmonidi. A meno che non si conosca personalmente qualcuno, è impensabile cercare di ottenere informazioni dai pescatori locali in quanto, per consolidata tradizione, il fruitore abituale del torrente o del fiume è oltremodo geloso di quello che considera un patrimonio esclusivo.
Oltre alla sensibilità personale e al senso dell'acqua del pescatore a caccia di posti "buoni", conta molto lo spirito di osservazione, soprattutto quando si giunge in un luogo dalle caratteristiche molto diverse da quelle cui si è abituati. È azzardato e controproducente pensare di arrivare sulla sponda di un torrente mai frequentato prima ed essere certi di fare catture a ritmo continuo. Occorre un accurato metodo di analisi, con cui il pescatore possa comparare la situazione che fronteggia con altre già vissute precedentemente. Si dovranno ricercare punti in cui molto probabilmente si trovano i pesci: i rientri d'acqua, il sottoriva ricco di possibili rifugi, un ceppo sommerso. I risultati di una battuta di pesca, inoltre, possono essere influenzati sensibilmente dalle condizioni meteorologiche e ambientali. Queste ultime sono quelle più facilmente interpretabili attraverso l'osservazione del tipo di acque e della ricchezza di fonti di cibo per i pesci (vegetazione, insetti ...). Sulla scorta di questi primi elementi le indicazioni di massima circa l'utilizzo degli artificiali diventeranno assai più chiare, tanto per la scelta dei modelli, quanto per quella delle loro dimensioni. Sarà del tutto inutile, se non addirittura controproducente, insistere con un minnow di grossa taglia in torrenti appenninici o prealpini nei quali per diversi motivi (l’alta pressione di pesca, il bracconaggio e la scarsa portata d'acqua) non si troveranno che poche trote di taglia ridotta, che a loro volta hanno una ridotta attività di predazione, data la scarsa presenza di pesci preda, limitata a rari vaironi o scazzoni. Il luogo di pesca più proficuo per lo spinning è invece rappresentato da un torrente con portata d'acqua media o superiore alla media, con fondo ricco di larve (facilmente individuabili sollevando sassi o detriti),costellato di ripari nei quali i pesci si nascondono nelle giornate più luminose, in occasione di piene o quando le acque sono interessate da temperature molto basse. Ovviamente anche nel torrente-tipo, in base alle condizioni del momento si avranno minori o maggiori possibilità di catture.

In linea di massima la stagione di pesca a spinning può essere suddivisa in tre fasi, ognuna delle quali con peculiarità del tutto differenti. Quella di maggiore interesse, compresa tra l'apertura e le prime piene primaverili, vede i pesci ancora molto pigri. Le trote, che hanno da poco terminato il periodo riproduttivo, sono stanche, né la ridotta temperatura dell'acqua le spinge a un'attività frenetica. In questo periodo i salmonidi si trovano a ridosso di ostacoli, preferibilmente quando questi ultimi formano rientri di corrente con discreta profondità. Il fatto che il pesce sia poco propenso a inseguire gli artificiali impone l'adozione di recuperi molto rallentati, coadiuvati da artificiali docili a ogni improvvisa correzione di rotta. Risultano così ottimi i rotanti con un basso rapporto tra la superficie della paletta e la zavorra, data la prevalente necessità di utilizzarli in acque piuttosto lente e profonde. Insostituibili i tandem, preferibilmente in colori sobri e con palette opache, per renderli mimetici in un ambiente in cui i colori sono altrettanto spenti. Tinte vivaci e troppo appariscenti non farebbero che insospettire i pesci, ancor peggio farebbero le palette a elevata rifrazione. Anche i minnows, almeno fino ai primi aumenti di livello per disgelo o pioggia, andranno scelti con gli stessi criteri, riservando le colorazioni più appariscenti ad acque leggermente velate. In questo periodo, utilizzando i pesciolini artificiali, non guasta un accorgimento che, oltre a rendere più sportivo e meno traumatizzante il rilascio della cattura, consente di sfruttare meglio l'artificiale. Si tratta di eliminare l'ancoretta ventrale, origine di incagli nei recuperi al limite del movimento, quelli eseguiti facendo letteralmente strisciare il minnow sul fondale. Per bilanciare il minor peso, è sufficiente applicare un pallino di piombo (diametro da 3 a 4 mm, a seconda della taglia del minnow). Il periodo che coincide con la primavera è senza dubbio il più facile per lo spinning, quello che non ha bisogno di particolari consigli. Passiamo pertanto direttamente all'estate. In questa stagione la scelta degli artificiali lascia pochi dubbi, non tanto per il loro tipo quanto per il peso. Questo assume importanza notevole per una serie di ragioni, tra le quali spicca, nella generalità dei casi, la portata d'acqua dei torrenti, solitamente piuttosto esigua in estate, che pone il pescatore in una condizione di notevole sfavore cui dovrà far fronte con gli accorgimenti validi per tutta la stagione di pesca, ma adesso applicati col massimo rigore.

Fa capitolo a sé l'attenzione totale a non smuovere più del necessario rami e sassi e a procedere addirittura con passo felpato. Per esperienza è noto che il pesce, e la trota in misura notevole, nel periodo estivo è più sospettoso del solito ed è reso ancora più diffidente dalla relativa scarsità d'acqua, nella quale scarseggiano larve e insetti. D'estate i periodi di maggior attività si avranno nelle primissime ore del mattino e al crepuscolo, in modo particolare nei torrenti "scoperti", con il corso scarso o privo di vegetazione. In questo frangente dovranno esser messe in pratica tutte le nozioni di "lettura" dell'acqua che fanno parte del bagaglio tecnico del lanciatore e in più una cura certosina per evitare, per quanto possibile, la posa di artificiali impropri in zone d'acqua con pesci di taglia ridotta. Quest'ultimo, infatti, oltre a essere d'impaccio per i rilasci, diventa rapidamente un campanello d'allarme per il pesce di taglia. Non è inusuale, soprattutto nei ruscelli di montagna, osservare piccoli esemplari appostati alla fine di una buca, attentissimi a ogni minuscolo frammento trasportato dall'acqua. È sufficiente lo schiocco dell'artificiale sull'acqua per farli scattare verso l'inizio della buca, vanificando così ogni ulteriore tentativo per indurre all'abboccata l'esemplare più qualificato che, solitamente, sarà appostato sulla vena principale della corrente, laddove maggiore è l'apporto di cibo. Con simili premesse è necessario pescare in risalita, lanciando dalla maggior distanza possibile, a volte a 1 o 2 buche di distanza. Questa tecnica richiede una discreta padronanza dell'attrezzatura, impostata su criteri di leggerezza. In particolare la canna dovrà essere scevra da vibrazioni anomale, negative per la precisione del lancio e per la posa dell'artificiale. Altrettanto da evitare è l'utilizzo di artificiali pesanti e voluminosi, che porrebbero una seria ipoteca sulle catture, poiché per quanta delicatezza e attenzione si possa prestare nella fase di posa dell'artificiale, oltre i 3-4 g si avrà ben poco margine di sicurezza. Qualche sporadica eccezione si potrà fare in torrenti ricchi di salti, dove sarà possibile sfruttare il rimescolio d'acqua delle cascatelle per attutire l'impatto dell'artificiale, ma saranno sempre occasioni troppo aleatorie per poterne ricavare risultati continuativi. Con grammature sostanziose si deve anche mettere in conto un eccessivo numero di incagli, resi ancor più facili dal basso livello d'acqua. Un requisito sempre essenziale, e più che mai in questo frangente, è un rotante che si presti a un immediato avvio, in quanto ci si troverà a effettuare recuperi in spazi ridottissimi, anche inferiori al metro. Occorre pertanto molta cura nello scegliere (o assemblare) rotanti con un rapporto tra il peso del corpo e la superficie della paletta favorevole a quest'ultima, così da garantire una rotazione perfetta, tale da fornire la possibilità di sostanziosi rallentamenti senza perdere "quota".

L'habitat della carpa

- L'habitat ideale della carpa sono, a quanto sembra, i laghi di pianura o gli stagni parzialmente circondati da alberi e ricchi di alghe di cui la carpa, in certa misura, si nutre.

- Le cave di ghiaia allagate possono essere l'habitat ideale per la carpa. Molte sono già costituite come riserve e molte altre stanno per essere costituite come tali.
Anche se a prima vista l'aspetto topografico di una cava può apparire privo di irregolarità, sotto la superficie dell'acqua è tutt'altro.

- Anche alcune cave allagate hanno la loro quantità di carpe. Questi luoghi sono spesso circondati da argini ripidi, coperti da vegetazione rigogliosa, che costituiscono sia una sfida per il pescatore che un sicuro rifugio per il pesce.

Il suo comportamento

- La carpa si nutre prevalentemente sul fondo e nel nutrirsi spesso tradisce la sua attività creando bolle che salgono alla superficie.

- Se l'acqua è bassa e il fondo è fangoso, alcune zone d'acqua si intorbidano a causa del suo grufolare subacqueo. Se le carpe sono più di una, vaste zone d'acqua si oscurano a causa del fango che viene sollevato.

- Le ore preferite dalla carpa per la ricerca del cibo sono quelle del mattino e della sera ed allora non è insolito vederle nutrirsi a soli pochi centimetri dalla riva.
Quando fa molto caldo e il clima è asciutto, la carpa spesso avanza poco sotto la superficie dell'acqua.

- Indipendentemente dal tempo metereologico, le carpe si possono trovare sotto gli alberi caduti nell'acqua. Se il tempo è nuvoloso e non troppo freddo, la carpa si nutre continuamente per tutto il giorno. Se c'è vento da sud o da sud-ovest che soffia sul lago, le carpe si riuniscono lungo la riva di sottovento, specialmente se lì l'acqua è più bassa.

- Anche le zone dei bassifondi che si trovano nel centro di alcuni bacini attraggono le carpe quando vi sono tali condizioni metereologiche.

Come inseguire la carpa

- Le carpe hanno una buona vista e sono molto sensibili alle vibrazioni della riva. Il pescatore, perciò, deve tenersi molto basso e usare una copertura qualsiasi per nascondersi mentre si avvicina. L'abbigliamento deve essere di colore naturale - l'abbigliamento mimetico militare è perfetto.

- Alle carpe piace nuotare nelle zone poco profonde e marginali in gruppi di due o tre. Ad un certo punto si tuffano con la testa a grufolare sul fondo per un po’, dopodiché continuano le loro perlustrazioni.

La pesca con esche galleggianti

- Le esche galleggianti possono essere estremamente efficaci in zone dove le carpe sono visibilmente in attività sulla superficie o vicino ad essa, di solito in ammassi di gigli d'acqua o di alghe.

- La crosta di pane attaccata alla lenza libera deve essere abbastanza pesante da permettere il lancio. Deve anche abbastanza grande da sopravvivere alle razzie dei pesci più piccoli.

- Il grumo di mollica appeso al di sotto della superficie costituirà uno stimolante per la carpa, specialmente se piccole particelle che si staccano dall'esca affondano nell'acqua.

- Prima di pescare è sempre bene lanciare alcuni pezzi di croste identiche nelle dimensioni alla crosta usata come esca sull'amo.

- Le carpe hanno spesso la seccante abitudine di giocare con la crosta galleggiante senza afferrarla con la bocca. Ciò accade soprattutto nelle zone più affollate di pescatori.

- La pesca in zone ricche di alghe e con esca galleggiante richiede vigilanza assoluta. Una carpa può afferrare l'esca, andarsene e rigettarla nel giro di pochi secondi, dopodiché è molto difficile che abbocchi di nuovo.

- Può essere uno sbaglio anche tirare troppo presto, ma è facile rimediare soprattutto quando il pesce prende l'esca dopo un periodo di inattività.

- È consigliabile stancare la carpa quando si trova in mezzo o nei pressi delle alghe.
Se possibile bisognerà spingere la carpa in acque limpide (se esistono) e condurla a portata di rete senza indugiare troppo.

- Se la carpa ignora l'esca galleggiante, con un giro di mulinello si posiziona subito sotto la superficie dell'acqua. Questo trucco spesso funziona.