Il migliore risulta il groviera, quello con i buchi, che è molto saporito e tiene saldamente l'amo. Vi si pesca principalmente a fondo ed è appetito oltre modo dai barbi, dalla tarda primavera all'autunno.
Non essendo esca reperibile in natura richiede anch'esso una pasturazione, non preoccupiamoci: non si tratterà di buttare nel fiume qualche chilo di groviera!
Basterà invece procurarsi un bel numero di ciottoli porosi, su cui strisceremo con vigoria avanzi di formaggio groviera, in modo che sapore e particelle si insinuino tra le venature dei sassi.
A questo punto non rimarrà che recarsi sul fiume, e lanciare i sassi nella moderata corrente e fondo ghiaioso che avremo scelto per la pesca!
Il giorno dopo e quelli successivi potremmo tranquillamente piazzare le canne, innescate con cubetti di formaggio di 2x2 centimetri, e attendere fiduciosi.
Per l'innesco del cubetto, si procede come segue: si stacca il finale della lenza dal moschettone, se ne passa la sommità superiore in un grosso ago e si infila l'ago nel pezzo di formaggio.
Categoria: Esche naturali
Fegatini di pollo
Anche questi sono ricercati dall'ingordo cavedano, che li apprezza in qualsiasi stagione!
Si innescano pezzetti di dimensioni poco maggiori della milza del volatile, su ami n. 10-11, bruniti e fini.
La pesca deve svolgersi nelle correnti moderate e nei giri d'acqua, in cui, freddo o caldo che sia, il cavedano ama intrattenersi sempre.
Anche il fegatino, per rendere bene, vuole una leggera cibatura preventiva.
Chiocciola
Siamo alle prese con un'altra esca non troppo usata, ma non per questo di scarso rendimento. La chiocciola, quella comunissima di colore striato o bianco, è un boccone particolarmente gradito alle tinche, e, per questa ragione, va presentata su lenza da fondo.
Ma non basta: è necessario anche sgusciarla, battendoci sopra, in maniera alquanto delicata, con un sasso, che dovrà solo incrinare il guscio; provvederemo poi con le dita a finire il lavoro.
Sebbene le tinche siano naturalmente abituate a nutrirsi di chiocciole, che non di rado cadono in acqua dai rami, avremo migliori risultati pasturando il posto scelto con qualche manciata di molluschi sgusciati.
Sarà sufficiente iniziare la piccola cibatura due o tre giorni prima della battuta.
Negli stagni e nei laghetti le chiocciole rendono di più che nei fiumi, poiché in ambienti chiusi i pesci hanno a disposizione una minore varietà di cibi.
Innescheremo il mollusco su un amo del n. 5-6, forgiato.
In giornate con calma di vento ed in acque stagnanti, vista la facilità con cui la chiocciola affonda, si può benissimo eliminare la piombatura dalla lenza.
Granoturco
È buono per la pesca quando, ancora acerbo, è morbido ed emette un lattice dolciastro.
Molti pesci lo gradiscono ma se ne fa uso più che altro per cavedani, carpe e tinche.
Per cavedano si pesca alla passata, con ami n. 12-13-14 (a seconda della grandezza del chicco) a gambo corto, storti, fini, dorati.
Si innesca un solo chicco, facendogli entrare l' amo dalla estremità unita alla spiga, appena sotto pelle, e facendolo poi girare in modo che la curva di ferro aderisca a quella del frutto.
Il tipo di amo consigliato si confà pienamente a questa operazione.
Per le carpe e le tinche invece si pescherà a fondo con un amo a gambo lungo, forgiato, storto, n. 6-7 che porterà tre chicchi infilzati dal loro lato più largo.
Ceci
Le carpe ne sono letteralmente ghiotte, e li vogliono ben lessati, tali e quali come li mangiamo noi!
Si pastura senza parsimonia l'angolo fluviale o lacustre che abbiamo scelto, e dopo un giorno di pausa siamo pronti per cominciare.
Si innescano due ceci su un amo forgiato n. 5-6.
Camola del larice
Ecco un' esca esclusiva per la trota di montagna, tanto poco usata, quanto valida ai fini del risultato!
Si tratta della larva di un'altro insetto, la sirice gigante, grossa vespa montana lunga fino a 45 mm, che trascorre l'estate, ronzando nelle ore più calde della giornata. Le femmine depongono le uova nelle ceppaie dei larici e dei pini abbattuti o in via di deperimento, nel cui morbido legno poi le larve si scaveranno lunghe e tortuose gallerie.
La ricerca della larva non è molto facile, ed a volte occorre menare colpi d'ascia per tutta la ceppaia, per individuare i caratteristici fori che denunciano la presenza delle camole. Attenzione a non confondere i piccoli bruchi prodotti dalle formiche, con quelli delle camole, che sono più larghi!
Quando le avremo trovate, non bisogna conservarle tutte assieme, poiché queste sode e gialle larve si divorerebbero a vicenda con le loro potenti tenagliette. Inoltre fuori dal legno vivrebbero pochissimo.
Vanno quindi tenute singolarmente, in piccole cellette fatte in precedenza in cubi di legno con un trapanino.
Per evitare che fuoriescano, si pone un coperchio di plastica o di metallo, trattenuto da un robusto elastico. Innescheremo una larva alla volta, su un amo n. 8, di tipo fine, forandola per l'intera lunghezza, nel senso addome-testa.
Produttiva quasi sempre solo oltre i 1200 metri, la camola trova il suo miglior sfruttamento in buche ed anfratti, dove l'acqua è più calma e profonda.
Ed è bene usarla all'alba: difficilmente rende nelle ore assolate del giorno.
E' dunque un'esca per le fresche battute mattutine dell'estate.
Ma non delude mai, nemmeno in giornate di cattivo tempo.
Borracina
Si tratta di quell'erba acquatica filamentosa, che cresce a lunghi ciuffi sulle pietre, in acque mosse.
Costituisce un'esca eccellente per cavedani e pighi, che se ne cibano ininterrottamente dalla primavera all'autunno, cioè per il tempo che questo vegetale si può reperire in acqua.
La borracina, che avremo cura di scegliere fra i ciuffi più teneri, la presenteremo ai pesci su lenza per la passata, pescando a mezz'acqua, in corrente.
L' amo del caso sarà un numero 10, a gambo corto, brunito, e lo guarniremo con ciuffi di borracina, lunghi 6-7 centimetri, di mezzo centimetro di spessore, attorcigliati più volte attorno al gambo.
Di solito con questa esca sono gli esemplari più grossi a finire nel retino.
Bigattino
Detto anche larva di mosca carnaria è l'esca più usata, poiché vi si catturano tutte le specie ittiche, luccio escluso. Può essere innescata singolarmente, su ami del 18-20, per i pesci più piccoli, o in numero di due o tre alla volta, insidiando alla passata
prede di maggior peso.
In caso di innesco multiplo, si adopereranno ami entro le misure 17-14, e si avrà l'accortezza di infilzare completamente la prima larva, nel senso della lunghezza, per celare il gambo dell'amo.
Durante la pesca alla passata, è sempre necessario pasturare con manciate di bigattini. Questa esca viene indicata con vari nomi dialettali (bigattino, cagnotto, giagnin, bachino di sego), ma si tratta sempre della larva della mosca carnaria, quella mosca di color verde o blu, immancabile intorno a carogne i animali in putrefazione, su cui depone le sue uova.
Volendo, dunque, se si presenta la necessità, si possono ottenere le larve anche in proprio, esponendo all'aperto (solo nella stagione calda) dei rifiuti di carne o grasso, posti in recipienti che impediscano poi la fuga delle larve.
Basteranno tre o quattro giorni per far raggiungere ai bigattini la giusta misura, dopodiché, prelevati con un vecchio inusitato cucchiaio dalle carni marce e puzzolenti in maniera insopportabile, li trasferiremo in un' altro recipiente con segatura o farina di mais affinché si asciughino e siano pronti all'uso.
Si è discusso e si discute molto sulla sospetta nocività di queste larve nei confronti dei pesci, vediamo quindi di chiarire la questione a chi non l'ha chiara.
Il bigattino non fa certamente bene alle specie di pesci che lo ingoiano vivo! Quali siano queste specie è facile indovinarle: tutti i predatori, trota compresa, quindi, dato che è la più nominata a proposito di larve di mosca, i quali posseggono denti su mascelle, lingua e palato, atti ad afferrare e trattenere la preda, senza permettere la masticazione.
A prova di ciò sta l'aver osservato sovente diversi bigattini uscire dalla bocca e dall'ano di trote morte da alcune ore.
Diversamente i pesci onnivori (Barbi, Cavedani ed ogni altro ciprinide), sprovvisti di denti in bocca, si avvantaggiano di speciali denti faringei, fatti a pettine, per triturare il cibo prima che prenda la via dell'esofago, ed i bigattini arrivano nei loro stomaci, sistemati a dovere.
Questa esca, per essere conservata a lungo allo stadio di larva,
necessita di un ambiente freddo.
